«A Anna Politkovskaja, assassinata a Mosca per aver denunciato i massacri di civili in Cecenia». La lapide è sotto il pruno piantato nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Nel verde di Montestella il progetto è far crescere «un albero per ogni uomo che ha scelto il bene». Letizia Moratti depone fiori nel luogo che ricorda la giornalista uccisa il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del palazzo in cui viveva. Il pruno per Anna Politkovskaja, piantato dalla figlia Vera, è uno dei sei nuovi alberi. Uno è in ricordo dei 440 italiani che salvarono la vita agli ebrei perseguitati durante la Seconda guerra mondiale, gli altri commemorano cinque giusti di varie nazioni che si sono opposti ai genocidi. È il quarto Giardino dei Giusti al mondo: il primo si trova a Gerusalemme, nel Mausoleo di Yad Vashem, il secondo a Yerevan, in Armenia, il terzo a Sarajevo.
Oltre ai numerosi Perlasca e alla giornalista russa, al Montestella sono adesso ricordati il giornalista armeno Hrant Dink, assassinato a Istanbul, il professore di filosofia Dusko Condor, ucciso nel 1997 dopo aver testimoniato presso il Tribunale contro i crimini di guerra su un eccidio di 26 musulmani commesso da nazionalisti serbi, Abdul Wahab, che ha salvato la vita a numerose famiglie ebree durante l’occupazione nazista della Tunisia, e il console italiano Pierantonio Costa che durante i massacri nel Rwanda salvò 2.000 persone, tra cui 375 bambini.
La Moratti racconta: «È il Giardino di tutti i Giusti del mondo, di tutte le persone apparentemente normali ma che hanno sacrificato la loro vita per i diritti di altri». Accanto al sindaco, il presidente del consiglio comunale, Manfredi Palmeri, che ha seguito la nascita del Giardino voluto dal suo predecessore Giovanni Marra: «È un luogo già nella mappa dell’impegno civile di Milano. La collina del Montestella è stata scelta anche simbolicamente perché sorta sulle macerie. Abbiamo mantenuto un impegno verso la città che avevamo votato in aula».
La cerimonia ha entusiasmato Andrea Riscassi, l’animatore dell’associazione Annaviva (è uscito ieri per Sonda il suo secondo libro dedicato a lei, «Anna è viva, storia di una giornalista non rieducabile») che ha lanciato la petizione al sindaco per poter piantare l’albero per la Politkovskaja e ha raccolto migliaia di firme: «A quasi due anni di distanza dell’assassinio, un albero per Anna non è più solo un appello, è diventato una realtà, un cippo. Anna è viva è un urlo che arriva fino al Cremlino. Giustizia non è stata fatta per Anna. Eppure la sua foto, il suo sguardo, i suoi articoli sono lì più vivi che mai».
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