Da Monti al Conte bis ogni governo gioca al porticidio perfetto

I marina italiani a rischio default: i canoni illegittimi sono fuori dalla legge di bilancio

Antonio Risolo

Natale amaro per 24 porti turistici e per 2.300 lavoratori. Il contenzioso con lo Stato, che si trascina da 12 anni, è ancora tutto da risolvere nonostante le sentenze dei Tar, tribunali vari, Corti d'Appello, Consiglio di Stato e, infine, quella inappellabile della Corte Costituzionale (2017). Tutti, ma proprio tutti, hanno dichiarato illegittimi i canoni retroattivi (quadruplicati) previsti dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi, tanto per fare qualche nome eccellente. Ma, nonostante tutti i ricorsi vinti dalle varie società, l'Agenzia delle Entrate continua a notificare cartelle milionarie con tanto di pignoramenti e blocco dei conti correnti. E, come se non bastasse, a completare l'opera ci pensano i burocrati con le assurde procedure di revoca delle concessioni.

Nei giorni scorsi sono scesi in piazza a Roma operatori e lavoratori che hanno protestato davanti al ministero delle Infrastrutture e Trasporti.

«Non è stato tecnicamente possibile trovare una soluzione nell'ambito della legge di bilancio», la bufala ufficiale attribuita a uno dei capi dipartimento del dicastero retto dal ministro Paola De Micheli.

Secondo il presidente di Assomarinas, invece, «sarebbe stato sufficiente un emendamento di tre righe, semplice, che ribadisse un concetto chiaro: non si applica il nuovo canone a chi ha investito per costruire le infrastrutture. Ora siamo all'ultima spiaggia».

E Saverio Cecchi, presidente di Ucina Confindustria Nautica, rincara la dose: «Tecnicamente impossibile? No, sarebbe bastata una norma semplicissima, rispettosa del concetto espresso dalla Corte Costituzionale sulla retroattività. Come ho avuto modo di dire personalmente al ministro De Micheli, non ci fermeremo di fronte a tanta sconsideratezza della Pubblica Amministrazione che mette a rischio non solo i 2.300 lavoratori di questi 24 porti turistici, ma tanta parte dell'indotto. Solo in Emilia-Romagna rischiano di andare a casa 350 persone».

Nel frattempo ci siamo accorti che il governo giallorosso ha infilato nella legge di bilancio una norma che legalizza la marijuana con meno dello 0,5% di Thc. Alla faccia delle imprese e dei 2.300 lavoratori che rischiano il posto. Quando si dice priorità! Ma tant'è.

Tutti si aspettavano il pacco promesso da mettere sotto l'albero. In realtà il governo tasse & manette ha infiocchettato l'ennesimo «pacco». Un pacco-bomba che potrebbe decretare il fallimento di 24 tra i più importanti marina turistici italiani. Tuttavia Giuseppi non lo sa. Difende a spada tratta una legge di bilancio che ha previsto di tutto, tranne quei provvedimenti vitali per la sopravvivenza dell'intero Paese.

Come accennato, i rappresentanti di 50 porti turistici sono scesi in piazza per solidarizzare in particolare con Marina di Rimini e Marina di Cattolica, colpite rispettivamente da provvedimenti di blocco dei conti correnti e revoca delle concessioni demaniali. La mobilitazione contro le «esecuzioni di Stato» ha visto l'affluenza, nonostante il maltempo imperversasse su Roma, di oltre trecento persone tra operatori, rappresentanti dei lavoratori, sindaci e assessori dei comuni costieri coinvolti nella vergognosa vicenda.

Frenetico, intanto, il lavoro di Ucina Confindustria Nautica per scongiurare

«ulteriori e ben più clamorose iniziative di protesta minacciate dagli operatori» di un settore ormai con l'acqua alla gola. La stessa associazione confindustriale, del resto, si era detta pronta a bloccare il porto di Genova.

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