nostro inviato a Monza
L’ora è solenne. Ma il fuso orario della Padania è diverso da quello di Roma. Differisce per la precisione di un’ora e 47 minuti. Un «piccolo» ritardo. Un «piccolo» margine di manovra che, sua altezza Umberto Bossi, si è preso prima di arrivare alla Villa Reale di Monza e lucidare, in qualità di padrone di casa, le tre targhe d’ottone dei nuovi ministeri decentrati, che lo attendevano all’ingresso. Costretti ad aspettarlo in piedi, sotto il sole, dentro un simpatico e accogliente recinto, allestito dagli attivisti leghisti, giornalisti e fotografi stavano in realtà per andarsene quando re Umberto, quello di oggi, non quello che, a pochi metri di distanza, fu assassinato dall’anarchico Bresci 111 anni fa, è sceso dall’auto per tagliare il nastro del suo raggiunto traguardo. Mentre, all’esterno, una piccola folla di contestatori di Udc e Pd urlacchiava slogan contro «un trasloco insensato».
Un nastro inaugurale simbolico, intendiamoci, un po’ come gli uffici che, scarseggianti di mobilia, «diventeranno operativi da settembre», come ha precisato Calderoli, che occuperà una delle scrivanie monzesi. Scrivanie made in Sicily. Ma che, ha tenuto a puntualizzare Bossi – mettendo mano al taschino della camicia e sventolando banconote – «ognuno di noi, persino quel tirchio di Tremonti, si è dovuto pagare da solo». Esilarante siparietto, che il leader del Carroccio ha voluto accompagnare con qualche parola degna del momento.
A chi gli ricordava che a Roma borbottano, ha replicato che «al Nord invece son contenti perché inizia il decentramento. Una cosa che poteva iniziare dando competenze alle Regioni ma, in un Paese come questo, dove non si fa niente, abbiamo avuto il coraggio di iniziare, e fare un tavolo come si deve (non è chiaro se alludesse ad un tavolo da lavoro o alle scrivanie presenti all’interno, ndr). Quando una cosa è buona funziona dall’inizio - ha chiosato - e infatti si è agganciata la rossa». La «rossa» non era una Ferrari, ma la signora che gli stava accanto, il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, in verità puntualissima, come gli altri suoi colleghi, che ha colto l’occasione per annunciare l’apertura a Villa Reale anche di un suo ufficio.
Quindi, ricapitolando, il popolo del Nord potrà trovare nel grande palazzo neoclassico realizzato dal Piermarini su incarico di Maria Teresa d’Austria gli uffici decentrati del ministero della Semplificazione, delle Riforme e dell’Economia di Tremonti. Un Tremonti che, pur sfoggiando un paio di pantaloni sportivi verdi, si è un po’ defilato. Risolutivo per vincere la sua «timidezza» l’intervento della Brambilla, che l’ha tirato per un braccio davanti all’obbiettivo dei fotografi.
Detto questo voi fate un passo in avanti, fate finta di non vedere le mura sbrecciate, coperte da quattro vasoni di piante messe ai lati dell’ingresso, e accedete con noi giornalisti, ammessi all’interno dopo solo 4 ore di attesa, alla visita guidata del cicerone Calderoli. Nel primo ufficio a sinistra due scrivanie, quella dello stesso Calderoli e quella di Tremonti, due divanetti, un crocifisso, la foto di Napolitano, due foto più piccole di un Bossi d’antan, due monitor di computer, due bandiere, quella italiana e quella europea, e un arazzo di modeste dimensioni in cui è riprodotto il giuramento di Pontida.
Nell’altro ufficio, tutto riservato a Bossi, identico arredo ma, ovviamente con una sola scrivania.
Nella terza stanza la segreteria. Il tutto spalmato su poco più di cento metri quadrati.
Resta da capire dove la Brambilla sistemerà la sua scrivania (nel frattempo come ministro del Turismo forse sarebbe il caso che disponesse la sistemazione di cartelli che conducano a Villa Reale) e resta da capire come i cittadini della Padania potranno stabilire una comunicazione con i ministeri visto che in tutti gli uffici inaugurati ieri, non ci sono telefoni. Ma, in fondo, neanche Maria Teresa ne aveva. E le cose allora funzionavano discretamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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