Morta Maggie Smith, l'attrice maga che ci incantava in puro stile British

Fra gli altri premi, vinse due Oscar e tre Golden Globe. Il successo mondiale lo ottenne con la saga di Harry Potter Iconica la sua mimica minimalista

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Sei candidature all'Oscar e due statuette vinte. Si può misurare così il talento di Maggie Smith nata a Ilford, vicino Londra, città dove è morta serenamente ieri a 89 anni dopo altrettante interpretazioni da attrice, sempre ironica, inclusa quella con la sola voce in un delirante film d'animazione Gnomeo e Giulietta del 2011?

Sì nel senso che le date non mentono e la vedono nel 1965 candidata come migliore attrice non protagonista, trentunenne, addirittura accanto a Laurence Olivier, in Otello, nel ruolo di Desdemona che aveva già portato a teatro nel '64 con la compagnia più prestigiosa del Regno Unito, Old Vic di cui ha fatto parte fino allo scioglimento (ma aveva iniziato a calcare le assi del palcoscenico sempre con Shakespeare nel 1952 con l'altrettanto celebre Oxford Playhouse). Tempo quattro anni, siamo nel 1970, e arriva l'Oscar come migliore attrice per La strana voglia di Jean di Ronald Neame. Non si sono ancora conclusi gli anni '70 (in mezzo la candidatura di miglior attrice per In viaggio con la zia del leggendario George Cukor e le partecipazioni di lusso in film corali tratti da Agatha Christie, come Assassinio sul Nilo e Delitto sotto il sole) che arriva il secondo Oscar come non protagonista per California Suite di Herbert Ross dove, paradossalmente, interpreta un'attrice inglese, candidata al prestigioso riconoscimento, che vola a Los Angeles per partecipare alla cerimonia dell'Academy, senza uscirne vincitrice. Quasi «alla carriera», invece, le ultime due candidature, sempre come non protagonista, nel 1987 per Camera con vista di James Ivory e nel 2002 per Gosford Park di Robert Altman.

Ma la carriera di Maggie Smith è quanto di più insolito possa accadere al cinema perché il suo volto e la sua arguzia attoriale diventano una leggenda globale quando lei ha 57 anni e Steven Spielberg nel 1991 la sceglie per interpretare la versione adulta di Wendy, l'amica di Peter Pan, in Hook - Capitan Uncino, accanto a Dustin Hoffman, Robin Williams e Julia Roberts, dandole così la possibilità di iniziare a divertirsi con interpretazioni eccentriche in cui la sua «Britishness» veniva esaltata. Fino in Italia dove partecipa a Un tè con Mussolini di Franco Zeffirelli. Eccola come Madre Superiora del convento in cui c'è anche Whoopi Goldberg in Sister Act - Una svitata in abito da suora (1992) e, a ruota, in Sister Act 2 - Più svitata che mai.

Rotte le acque del cinema più popolare arriva il classico invito che non si può rifiutare nella saga d'oro di Harry Potter, otto film il cui capostipite è del fatidico 2001, odissea sulla terra, per cui, per le giovani generazioni, Maggie (all'anagrafe Margaret) Smith si trasforma in una loro nonna eterna nel ruolo della professoressa Minerva McGranitt. Curiosa parabola artistica per un'attrice che a 67 anni conosce la fama nell'intero globo terracqueo, addirittura rinsaldata, per altre generazioni un po' più attempate, dieci anni dopo in una delle serie di maggiore successo della televisione, Downton Abbey (scritta peraltro da Julian Fellowes come Gosford Park) dove interpreta Lady Violet, la Contessa Madre di Grantham.

Viso irregolare, talento comico, perfidia velata, Maggie Smith diventa, grazie a questa interpretazione, con le sue mimiche che lasciano trasparire dei giudizi definitivi e muti sui vari interlocutori, un meme vivente, buono da

incollare, all'occorrenza e per capirsi immediatamente, in qualsiasi chat dei social. Due di quelli che vanno per la maggiore recitano frasi come «Io non sono vecchia, sono vintage» o «Io non sbaglio mai». Bene, brava, bis!

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