«Nice!» esclama John Harwood, il giornalista della tv americana Cnbc, quando Obama schiaccia e ammazza, con una manata, la mosca che lo stava disturbando durante l’intervista. Il video - diffuso ieri da tutti i siti web del mondo - ci permette anche di sentire l’applauso fuori campo che scatta fulmineo: operatori, assistenti audio, addetti stampa e tutto il codazzo presidenziale presente in studio battono anch’essi le mani, non per stecchire altre mosche, ma per far sapere al capo quanto è bravo, simpatico, «nice». Obama ci prende gusto: guarda il cameraman e gli dice: adesso inquadra la mosca morta qui per terra, chissà mai che qualcuno non pensi che l’ho mancata. È un attimo, e parte subito lo zoom sul cadaverino. I giornali americani e italiani riportano la notizia della mirabile impresa: la mosca era - a detta del suo stesso killer - molto «testarda», ma Obama «ha deciso di farla finita e l’ha fatta secca al primo colpo». Al primo. E pensare che è così difficile, centrare una mosca. Però, che uomo.
John Harwood che ha esclamato «nice!», gli operatori che hanno applaudito e i giornalisti che hanno celebrato l’evento non sono al livello dell’abate (e futuro cardinale) Giulio Alberoni il quale - inviato dal Duca di Parma Francesco Farnese in Francia per chiedere un’importante intercessione al Duca di Vendôme - fu da questi ricevuto mentre si stava scaricando su una comoda. Per nulla offeso, l’Alberoni ringraziò per la familiarità che gli veniva usata e quando il Duca di Vendôme, a bisogno ultimato, gli pose davanti alla faccia le sue terga nude, lui le baciò esclamando: «Oh, culo d’angelo!». Non sono, Harwood e gli altri, a questo livello. Però sono sulla buona strada.
Non è che ammazzare una mosca sia disdicevole come defecare davanti a un ospite, intendiamoci. È, però, che a Obama è concesso tutto quello che ad altri non verrebbe perdonato. È da quando è entrato in politica che il Nostro gode di una deroga incondizionata al politically correct. Obama fuma, ad esempio. C’è una categoria meno protetta dei fumatori, oggi? Ma per lui è un «piccolo vizio». Per tutta la campagna elettorale, ogni volta che veniva beccato a fumare i giornali commentavano indulgenti «è l’ultima sigaretta prima di arrivare alla Casa Bianca», ma lui continua a fumare, e non si dica che dà cattivo esempio. Sempre per quanto riguarda le faccende private: «In casa mia comanda Michelle», ha detto Obama, «e la spazzatura la porto fuori io». Bene bravo bis. Ma quando Bush aveva detto la stessa cosa («In casa mia comanda Laura») lo avevano spernacchiato: «Si fa mettere i piedi in testa dalla moglie». Anche le gaffe di Obama sono «simpatiche»: dice di sé «gioco a bowling come un handicappato» e a nessuno viene in mente che ha offeso gli handicappati, anzi, «com’è modesto», vien detto. Si fa fotografare in costume alle Hawaii? Com’è simpatico. Ma quando Bush si faceva fotografare a caccia si commentava: chi se ne frega della sua vita privata. La scelta del cane per la Casa Bianca? Ma che questione interessante. Maltratta i giornalisti in conferenza stampa? Ecco i colleghi applaudire e ammettere: siamo troppo invadenti. Scende e sale di corsa la scaletta dell’aereo? Che fisico bestiale, leggiamo sui giornali, dove forse è tornato in vigore l’ordine di servizio diffuso dall’agenzia Stefani il giorno della visita di Mussolini a Littoria: «Si scriva che il Duce ha fatto i gradini del palazzo del Governo con baldanza giovanile». Obama bombarda tutti i giorni l’Afghanistan e dice che vuole più soldati in Irak? Difende la Patria, mica come quel guerrafondaio di Bush.
Obama gode di una gestione giornalistica separata, di un regime di adulazione speciale. Immaginate se la mosca l’avesse stecchita un altro politico. Il politico B.
Oh, ma che cosa avete capito? A chi avete pensato? Biden, volevo dire. Joe Biden, il vice di Obama.
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