Ucraina, volontario Azov: "L'alleanza nazi-islamica? È una boiata pazzesca"

Secondo il volontario italiano, "i ceceni non sono in Ucraina per motivi religiosi o per tentare di costituire nuclei jihadisti, ma solo ed esclusivamente in funzione antirussa"

Ucraina, volontario Azov: "L'alleanza nazi-islamica? È una boiata pazzesca"

L’alleanza nazi-islamica in Ucraina "è una boiata". Così un ex combattente del battaglione Azov, che vuole mantenere l’anonimato e che chiameremo Saf., definisce la notizia apparsa recentemente su alcuni quotidiani nazionali e internazionali. Lo scenario prospettato in questi articoli è inquietante. Uomini pronti a tutto, ceceni musulmani, che verrebbero utilizzati senza scrupoli dal governo di Kiev in funzione antirussa e che, al tempo stesso, sarebbero in grado di trasformare l’Ucraina "in un porto franco della jihad in Europa".

Se è possibile che alcuni tra loro possano provenire dalle fila dell’Emirato del Caucaso, e tuttavia la circostanza andrebbe verificata, e se potrebbe essere altrettanto possibile che l’humus culturale dal quale provengono sia impregnato di estremismo islamico, stando alla testimonianza di Saf., e considerando le dichiarazioni rilasciate da una fonte molto vicina al governo di Kiev, la realtà appare assai diversa e ridimensionata rispetto ai reali pericoli di "contagio" terroristico. "Dopo la morte del loro capo Isa Munaev ucciso a febbraio di quest’anno a Debaltseve", sostiene Saf, "i ceceni sono pressoché scomparsi. C'è chi parla di un battaglione ma in realtà sono quattro gatti. Quelli che ho incontrato a Mariupol si contavano sulle dita di una mano". Gli stessi numeri vengono dati anche dalla fonte vicina al governo di Kiev raggiunta telefonicamente: "Stiamo parlando di trenta persone, forse non di più, che vanno a combattere nel Donbas come volontari. Se non commettono reati non possiamo fermarli. Se infrangono la legge ucraina vengono duramente perseguiti dalla Procura Militare. Abbiamo già avuto alcuni casi di combattenti volontari condannati per torture o furti".

L’esigua presenza dei ceceni nel Donbas e a Mariupol sembrerebbe essere del tutto insignificante e priva di qualunque rilevanza militare sul campo. "I pochi combattenti ceceni e tatari inquadrati nelle unità Dzhokhar Dudayev, Sheikh Mansur e Crimea" prosegue Saf., "non sono in Ucraina per motivi religiosi o per tentare di costituire nuclei jihadisti, ma solo ed esclusivamente in funzione antirussa. Raggruppamenti che incidono poco sull’effettivo svolgimento del conflitto, ormai da tempo caratterizzato soprattutto all’uso di artiglieria e non di fanteria. Alcuni di questi gruppi sembrano piuttosto 'battaglioni selfie': si raggruppano una dozzina di loro e fanno le foto. Poi al resto ci pensano internet e alcuni mezzi di comunicazione".

All’inizio parte dell'opinione pubblica li ha accolti con favore e il governo di Kiev li ha tollerati considerando che l’esercito regolare ucraino non riusciva a reggere il confronto con i filorussi in combattimento e aveva dunque bisogno di altre forze sul campo. "Alla stampa è piaciuta molto la notizia di questa presunta alleanza nazi-islamica, ma", conclude Saf.

, "conoscendo bene la realtà di questo paese e le tradizioni politiche e culturali dell’Ucraina posso escludere nel modo più assoluto che vi sia una sola possibilità di presa ideologica dell’Islam più radicale in questi territori".

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