Mswati, il re dalle dieci mogli che fa sfilare le vergini in piazza

Per trovare le sue spose, il sovrano dello Swaziland convoca ogni volta 50mila donne nella capitale

Mswati, il re dalle dieci mogli che fa sfilare le vergini in piazza

Misure, portamento, fedeltà: «Ok, questa va bene. È vergine, vero?». Misure, portamento, fedeltà: «Prendo anche questa, è vergine pure lei immagino». Sì, signore. Mswati III, monarca assoluto dello Swaziland, da ieri ha un harem che si avvicina a una squadra di calcio. Dieci mogli, scelte tutte con lo stesso criterio: misure, portamento, fedeltà.

A 37 anni, l’unico personaggio del pianeta nel suo genere, dice di voler superare il papà, Re Sobhuza II, che ha guidato il Paese all’indipendenza, raggiunta nel 1968 e che aveva più di settanta mogli quando è morto, nel 1982. A Mswati gliene mancano sessanta. La numero dieci è Noliqwa Ntentesa, ha 21 anni ed è stata scelta durante uno sfarzoso ballo a corte organizzato tre anni fa proprio con l’intento di cercarsi una nuova consorte. Una cerimonia sobria, considerando che tutte le altre volte precedenti il sovrano convocò cinquantamila ragazze per scegliere il meglio che offrisse il suo Paese. Le fece accomodare gentilmente sugli spalti dello stadio della capitale Mbabane. Poi le fece sfilare: misure, portamento, fedeltà. Il Paese fermo per editto reale, lui in tribuna a gustarsi lo spettacolo, da rivedere poi in videocassetta gentilmente concessa dalla televisione statale. Loro, le fanciulle, ce la mettono sempre tutta per piacere al signore: «Sono stanca di essere povera. Voglio essere una regina e spero che il re mi veda. Voglio una Limousine e una casa da regina. Voglio che i miei figli studino in Inghilterra». Vince una sola, con l’invidia di tutte le altre. Adesso ha vinto Noliqwa: andrà a fare compagnia alle altre prescelte nei palazzi reali. La ragazza è incinta e darà alla luce il venticinquesimo figlio dell’eccentrico sovrano. Che, si capisce, è un tipo impegnato a trovare sempre una nuova donzella da impalmare. La caccia comincia sempre con la visione fino alla nausea della registrazione dell’annuale danza delle vergini. È una tradizione di quella zona dell’Africa: le ragazze ballano nude per omaggiare il re. Nel 2001 Mswati invitò alla festa anche Carlo d’Inghilterra che restò impalato a guardare lo spettacolo. Rosso in volto. Tranquillo, invece, il monarca africano, un tipo che si gode la vita come pochi, che vive nel lusso sfrenato quando la sua popolazione è tra le più povere del continente africano e con i più alti tassi di diffusione di Aids: secondo dati dell’Onu oltre il 40 per cento della popolazione dello Swaziland (che ha 1,2 milioni di abitanti ed è stretto tra Sud Africa e Mozambico) è colpito dal virus dell’Hiv e oltre il 65 per cento degli abitanti vive con meno di un dollaro al giorno. A Mswati frega ben poco: lui ha un’auto costata ai contribuenti 500mila dollari. È una Daimler Chrysler Maybach con i seguenti optional: una tv, un lettore Dvd, 21 altoparlanti, frigorifero, telefono e un servizio di flutes da champagne in argento. Nell’aprile dell’anno scorso, per il suo compleanno, il re aveva già comprato dieci Bmw serie 7 per se stesso e alcune mogli; per quest’anno sono già previsti festeggiamenti per oltre 760mila euro. Il sovrano ha anche ordinato la costruzione di dieci nuovi palazzi, sempre per le sue mogli. Alle regine ha regalato anche dieci nuove Bmw per un totale di 635mila.

Al limite tra la bizzarria e la follia, il signore di Swaziland è uno che non perde tempo quando deve prendere una decisione. Quando una famiglia altolocata si oppose al fatto che lui avesse scelto una delle loro figlie consorte, parlando di rapimento, lui emanò un decreto che gli evitava ogni pasticcio: «Il sovrano ha disponibilità piena e assoluta dei suoi cittadini». Poi, decise l’acquisto di un aereoplanino, un jet personale da 45 milioni di dollari. Perfino l’ossequiosissimo Parlamento vi si oppose. Invano. Ci si sono messi poi i Paesi confinanti a chiedergli un po’ più di democrazia, prima di prendere i beni che neanche bastano a sfamare il suo popolo. Era troppo. Così lui minacciò tutti: mi converto all’Islam. Allora per evitare altri guai, il Parlamento approvò lo stanziamento. Niente Islam, anzi cattolicesimo spinto. Fondamentalista, oscurantista. Il primo giugno 2003, Mswati III si presentò davanti al mondo: «Le donne che portano i pantaloni, sono un abominio dinanzi a Dio. È per colpa loro se il mondo va a rotoli». Alla radio nazionale il monarca parlò per due ore. Un sermone, farcito di citazioni bibliche improbabili. In virtù della Bibbia il sovrano liquidò i movimenti in difesa dei diritti umani: «Quali diritti? Dio ha creato il popolo ed io assegno adeguati ruoli nella società: non si può cambiare ciò che Dio ha creato».

Per chiarire il concetto, lo stesso giorno venne resa nota la bozza della nuova Costituzione dell’ultima monarchia assoluta subsahariana, dopo trent’anni di stato d’emergenza: banditi tutti i partiti di opposizione e ordinava la chiusura delle Camere. «Un Parlamento che polemizzasse col governo (di assoluta nomina regale, ndr) non è certo quello che il popolo dello Swaziland desidera». Nel testo costituzionale si riconosceva l’esistenza delle donne. Senza pantaloni.

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