A mezzo secolo esatto dall'inizio dei lavori del Muro di Berlino, che la Germania ha ricordato con un minuto di silenzio, si rifanno i conti e si aggiornano le statistiche. In peggio naturalmente. Le vittime della Cortina di ferro in Germania infatti sarebbero 1.613, ben 220 in più di quanto finora noto. Lo ha rivelato, in una conferenza stampa, Alexandra Hildebrandt, direttrice del «Museo del Muro» al Check-point Charlie. E non è finita qui, come se non fosse una tragedia di tanti anni fa ma una catastrofe naturale di oggi dove il bilancio delle vittime è sempre provvisorio.
Il numero dei decessi causati, direttamente o indirettamente, dalla divisione della Germania tra il 1945 e il 1989 è in «continuo aggiornamento», ha spiegato Hildebrandt, «e purtroppo tende a salire». Un folto gruppo di volontari lavora infatti senza sosta all'analisi dei documenti disponibili per verificare i casi ancora in sospeso. «Ma siccome non abbiamo molti fondi a disposizione, nè veniamo aiutati dallo Stato, le nostre possibilità sono limitate», ha aggiunto con rammarico la direttrice, vedova del fondatore del Museo Rainer Hildebrandt.
Tra le vittime ci sarebbero più di 40 minorenni, 100 donne e quasi 100 stranieri di dieci Paesi diversi. I decessi provocati dalla costruzione dal Muro di Berlino, dal 1961, sarebbero in totale 465, molti di più delle 136 vittime accertate dagli esperti del Memoriale del Muro, una stima, quella, «inadeguata e non fondata scientificamente», ha criticato Hildebrandt.
Il numero totale delle vittime registrate non comprende solo le persone direttamente uccise dalle guardie di frontiera ma anche coloro che sono morti accidentalmente nel tentativo di passare il confine, non solo quello tedesco, così come i suicidi e i malori mortali provocati dai controlli contribuiscono ai 1.613 decessi causati - secondo il Museo del Muro - dal regime comunista della Repubblica democratica.
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