Da oltre mezzo secolo esplora e crea musica popolare seguendo la tradizione con un tocco di attualità. Ha fondato gruppi fondamentali come la Nuova Compagnia di Canto Popolare e Musicanova e ha riportato prepotentemente in auge la Taranta. Napoletano doc è fedelmente legato alle sue radici, ma le condivide con la cultura popolare di tutto il mondo e in effetti si esibisce ovunque, dall'Asia all'Africa passando per gli Stati Uniti, donando e assorbendo suoni e profumi. È Eugenio Bennato, esploratore di suoni che ora ha appunto inciso l'album «La musica del mondo» che porta in concerto con uno spettacolo speciale stasera al Blue Note (ore 20,30).
Come sarà il suo spettacolo?
«Un concerto molto vivo e vario che coniuga suoni popolari e world music, con i miei ultimi brani ma anche con classici che negli anni hanno avuto una grande diffusione. Una musica che si contrappone alla musica commerciale tanto di moda».
Che cosa pensa della cosiddetta musica commerciale?
«Non sono integralista ma da sempre seguo altre strade. Penso che la musica sia una forma di coscienza sociale; bisogna tener viva la tradizione contrapponendosi alla globalizzazione».
I giovani seguono questo suo percorso?
«Nelle nuove generazioni ci sono molte persone che si contrappongono al music business. Molti ragazzi suonano strumenti antichi e ai miei concerti ci sono molti giovani. Poco tempo fa ho suonato già a Milano. C'è un mio pezzo nuovo che si chiama Mongiana, che è un paese calabrese dove c'è una grande fabbrica siderurgica. È diventato un inno e al mio concerto milanese me l'hanno chiesto in molti a gran voce. Queste sono le mie soddisfazioni».
E c'è il disco nuovo.
«Sì, La musica del mondo unisce sempre di più musica popolare e world music. Il brano che dà titolo all'album ha un videoclip veramente indicativo di quanto le varie musiche si nutrano l'una dell'altra. Ho suonato in Africa, India, in California e ho trovato molti punti in comune con quel suono e con quella musica. Pensi che a New Delhi ho incontrato un gruppo indiano e il giorno successivo all'incontro abbiamo inciso una canzone insieme. È stata una magia».
Come ha fondato la Nuova Compagnia di Canto Popolare?
«Per la voglia di recuperare la tradizione napoletana. Guarda caso la band è nata al Teatro Uomo di Milano quindi sono molto legato alla vostra città, che è molto innovativa e avanzata culturalmente».
Dopo c'è stata Musicanova...
«Con la voglia di scrivere nuovo materiale nel segno della tradizione e con artisti che poi hanno fatto successo come Tony Esposito e Teresa De Sio. Ma mi sono ispirato anche ad altre fonti oltre che alla tradizione campana, come le ballate degli chansonnier francesi e alcune cose di Fabrizio De Andrè».
Ha scritto anche molte colonne sonore.
«Sì, qui il procedimento è più difficile perchè c'è una dimensione di scrittura emotivamente diversa. Bisogna creare una dimensione che sia legata all'immagine ma allo stesso tempo autonoma. Bisogna mettere la musica a disposizione di una storia».
Ha vinto molti premi per questo: pure un «Nastro d'Argento».
«Non faccio molto caso ai premi, anche se fanno piacere. Ma ricordo una colonna sonora scritta per uno sceneggiato di Anton Giulio Majano su Raiuno dove c'è il brano Brigante se more che ha avuto molto successo e che il pubblico mi chiede sempre. Un'altra delle mie soddisfazioni».
Quale rapporto ha con suo fratello Edoardo?
«Siamo su fronti artisticamente opposti e per questo andiamo molto d'accordo. Qualche volta però facciamo qualcosa insieme, come il concerto in Piazza Plebiscito, a Napoli. E poi abbiamo scritto la colonna sonora del film a cartoni animati Totò sapore, che ha come sottotitolo La fantastica storia della pizza».
Con «Taranta Power» lei ho promosso
la Taranta in tutto il mondo.«La Taranta è troppo importante perché ci si possa permettere di dimenticarla, e sono felice che sia diventata uno degli eventi più importanti della musica e della cultura italiana».
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