Nuovi angeli e vecchi demoni. Nella settimana di Sanremo si riaccende lo scontro tra autori, l’Associazione dei fonografi che tutela l’industria discografica italiana e Viale Mazzini per i diritti musicali su migliaia di brani, sigle e sottofondi musicali ma anche sulla storica collocazione del Festival a Sanremo, oggetto di un contenzioso al Tar della Liguria. C’è un esposto per "appropriazione indebita" alla Guardia di Finanza che potrebbe diventare un’inchiesta della Procura di Milano. A presentarlo è Paki Canzi, colonna dei Nuovi Angeli (Donna felicità, Per vivere insieme), che lamenta la mancata corresponsione dei diritti di circa duemila brani negli ultimi anni da parte dell’Afi.
Secondo il cantante le denunce di alcuni artisti e produttori associati sulla presunta malagestione dell’Afi depositate presso AgCom, Siae e Confindustria sarebbero cadute nel dimenticatoio. La legge sui diritti discografici 633/41 riconosce ad artisti e interpreti un compenso «in caso di pubblica diffusione delle registrazioni musicali» autorizzate dal produttore discografico. È l’Afi col suo database a stabilire chi ha diritto e quanto. Negli scorsi mesi la tv di Stato ha ricevuto multe per oltre 260mila euro dall’Agcom per la mancata rendicontazione e il mancato pagamento di almeno cinque milioni di euro di diritti a interpreti, produttori e arrangiatori per lo sfruttamento delle loro canzoni nelle trasmissioni in tv, radio e streaming. Una vittoria per Sergio Cerruti, ex numero uno Afi, oggi presidente della Commissione Affari legali e istituzionali dell’Associazione, che ha espulso Raicom dall’Afi per «violazioni statutarie sui diritti».
Striscia la Notizia con Pinuccio ci ha anche costruito una serie di servizi, dando voce allo storico direttore d’orchestra Beppe Vessicchio, uno di quelli che ha fatto causa (vincendo) alla Rai. Se Agcom da ragione all’Afi, Paki Canzi nella sua denuncia presentata al 2° Nucleo Operativo di Milano della Gdf lo scorso 18 dicembre (che il Giornale ha visionato) lamenta invece che sia stata l’Afi a trattenere indebitamente i proventi dei diritti che la Rai gli avrebbe riconosciuto, finiti invece a un consigliere dell’associazione che non ne aveva titolo. Ma la battaglia legale non si fermerebbe a questo esposto-querela.
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