Bugo ritorna al rock.
«In realtà il rock non è solo chitarra, è un modo di intendere la vita, essere decisi, lucidi, potenti».
Però il nuovo brano si intitola Rock and roll.
«E per me il rock'n'roll è anche pop. Non è che sei fai rock, allora sei per forza ai margini. Io ad esempio lavoro da vent'anni con le multinazionali».
Alle multinazionali oggi piace molto l'hip hop e l'urban.
«Io invece ho ripreso l'uso delle chitarre. Dopo il disco sanremese uscito nel 2021, volevo qualcosa di più diretto».
Cristian Bugatti detto Bugo ha compiuto da poco cinquant'anni ma brilla dello stesso candore di un bambino (tra l'altro titolo del suo penultimo brano). Ha una carriera lunga, fatta di concerti e concertini, di sale prove, di canzoni vive e spigolose. Per l'inglese The Guardian è tra i grandi della musica italiana, per molti è un «fantautore», per tanti altri è un artista parallelo, che vive di vita e ispirazione proprie, sempre e rigorosamente sganciate dalle mode. Ed è pure controtendenza la sua scelta personale di seguire la moglie (diplomatica) negli spostamenti all'estero: Nuova Delhi, Madrid, Bruxelles dove sono ora con i figli. «Mica mi dispiace prendere l'aereo», spiega lui con quell'accento secco ma rotondo a metà tra il milanese e il novarese. «L'amore per mia moglie è stato un gran vantaggio, l'ho conosciuta che non faceva ancora questo mestiere ma, viaggiando con lei, forse mi sono anche risparmiato alcune piccole battaglie del nostro mondo musicale italiano». Dopo il lungo tour dell'estate, Bugo farà un solo concerto il 10 novembre all'Arci Bellezza di Milano: «Saremo in 4 sul palco con un suono molto diretto».
Bugo, anche lei è sempre molto diretto. Cosa pensa di ciò che si sente in radio o in classifica?
«Non è che 10 o 20 anni fa fosse meglio. Radio e classifiche non sono tutto, c'è altro».
Si utilizza troppo l'autotune, dicono.
«Non mi piace, anche se l'ho sperimentato. Però non capisco le critiche contro i giovani che lo usano. Si dice che non sanno cantare. E allora? Anche Johnny Rotten urlava eppure ha creato i Sex Pistols che resteranno per sempre nella storia».
Però conta sempre meno anche il virtuosismo musicale.
«Il fatto che i giovani non sappiano suonare bene è irrilevante. Anche molti dei nostri eroi musicali si sono perfezionati dopo il successo. Imparare la tecnica è relativamente facile. Difficile è avere il carattere».
Cosa ascolta Bugo?
«Beh Vasco e Oasis sempre. Non mi piace la musica troppo ricercata perché mi sembra artificiosa. Ad esempio, ora seguo i New Candies, sono italiani che cantano in inglese, vanno in tour in Europa e negli States e hanno fatto la cover di una mia canzone tradotta. Mi piacciono anche i The Men, c'è un loro brano dal disco New York City che si intitola Hard living ed è fortissimo».
Bugo e Sanremo.
«Mi chiede se ho presentato un brano ad Amadeus? No. Dopo Rock and roll nel mio futuro c'è un album intero».
Ma tornerebbe al Festival?
«Certo che sì. Ne ho fatti due che non sono stati normali». Il primo con Morgan.
Si pente?
«Assolutamente no. Mi dispiace di non essermelo goduto al cento per cento».
Farete pace?
«Ci sono rapporti che iniziano e finiscono, non si può far niente per sistemarli ed è meglio così. Capita in tutte le cose della vita».
C'è ancora la canzone impegnata?
«Mi viene da dire che
alcuni usano politica e impegno civile perché magari non hanno altro da dire. L'impegno deve essere nell'ispirazione. Per dire, Obladì obladà dei Beatles è un brano gigantesco ma è spontaneo e divertente, mica impegnato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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