Musica e plagio: il pensiero di Marvin Gaye

La musica di Marvin Gaye, sopravvissuta alla sua morte, negli ultimi anni è stata oggetto di cause per plagio, eppure per l'artista le preoccupazioni erano altre. Vi spieghiamo perché

Musica e plagio: il pensiero di Marvin Gaye
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Ed Sheeran ha vinto la causa contro l'accusa di plagio per del pezzo "Let's get it on" di Marvin Gaye.

Robin Thicke e Pharrel Williams sono stati condannati per del pezzo "Got to give it up".

Eppure Marvin Gaye non era un artista preoccupato per il plagio: “La musica è universale, non appartiene a nessuno. Appartiene a Dio”. Come dichiarò in una lunga ed intima intervista nel 1983, disponibile su you tube.

Questa preoccupazione anche in altre occasioni è stata più importante per chi gli è sopravvissuto.

L’artista afroamericano, che non è più tra noi dal 1984, in quell’intervista, un anno prima di morire, parlò della sua musica e si sfogò circa l ”insopportabile abitudine” dei deejay e della casa discografica a cui era legato, la Motown Records (che rappresentava il genere R&B, pioniera dell'integrazione razziale nella musica pop) di modificare i suoi pezzi, di tagliarli, cambiarli, stravolgerli modificando la natura stessa dell’opera.

Non so se Leonardo da Vinci avrebbe sopportato l’idea che qualcuno potesse metter qualcosa di diverso sulla Gioconda cambiandole le orecchie, il naso gli occhi, è la sua opera nella quale ha versato lacrime, sudore e sangue, invece nella musica si sentono liberi di modificare, montare la musica come vogliono loro, mescolano i ponti, cambiano le intro..vorrei che non fosse toccata”.

Questo lo rendeva “furioso”.

E parlò del fatto che ci sarebbe stata la possibilità di fare una causa legale per contrastare lo strapotere e le ingerenze della Motown. Che non fece ma chiese di essere “liberato” come se si sentisse in prigione. E la abbandonò.

Come lo amareggiava che gli afroamericani non avessero lo stesso spazio dei bianchi nella musica.

Lamentando che il suo genere soul non fosse “abbastanza prestigioso” per essere mandato in onda e fosse valorizzato solo quando interpretato da un bianco. Allora sì, era accettato.

Ci sono musicisti che prendono in prestito la mia musica (intesa come genere ndr) e diventano famosi nella loro categoria e il loro nomi sono in tv nelle classifiche ma io cerco il mio nome e non lo trovo e prendono in prestito la mia musica e io non posso apparire con il mio nome nella mia categoria in tv? No, questo non è bello”.

La giornalista ricordò che una dj che lavorava in una stazione radio in Ohio fu licenziata per aver mandato in onda la sua musica.

La battaglia di Marvin Gaye era evidentemente un’altra. E non riguardava il plagio.

La dichiarazione di Ed Sheeran rilasciata fuori dal tribunale dopo la sua vittoria

”…Siamo stati Otto anni a parlare di accordi che sono elementi costitutivi che furono usati per creare musica tantissimo tempo fa, sono nell'alfabeto di un compositore e

devono essere là per tutti, a disposizione di tutti, nessuno li possiede né possiede il modo in cui sono suonati” rimanda al pensiero di Marvin Gaye: “La musica è universale, non è di nessuno, appartiene a Dio”.

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