Zucchero, l'altro giorno Vasco ha detto di voler morire sul palco.
«Io l'ho detto prima (ride - ndr). E anni fa a Zurigo ci sono anche andato vicino».
Altri artisti hanno annunciato il ritiro, da Baglioni a Tozzi.
«Quando lo deciderò, sparirò da un momento all'altro, non lo dico sei anni prima come ha fatto Elton John».
Quindi niente annuncio.
«Non riesco a prendere un impegno così, e se poi cambio idea che figura ci faccio?».
Altro che ritiro. Il concerto di Zucchero (che ha aperto l'ennesimo tour mondiale l'altra sera alla Royal Albert Hall di Londra tutta esaurita) è uno dei migliori show in circolazione. Potente. Trascinante. Credibile. «È suonato al 100% in modo artigianale, senza usare basi. Di certo costerebbe di meno, ma senza l'elemento umano non c'è divertimento, potremmo cambiare scaletta ogni sera». Da Soul mama a Diavolo in me fino alla conclusiva Hey man/Blue sono due ore e 40 nelle quali il pubblico di italiani (un po') e di inglesi (tanti) balla, ride, applaude, viene investito da pop, soul e blues sincero e persino sensuale nelle movenze e nella voce della super corista Oma Jali: «E dire che il batterista si è sentito male 36 ore prima del concerto e dall'Italia è arrivato al volo Phil Mer che si è imparato tutto al volo».
La prima canzone in scaletta è Spirito nel buio, buio come questi tempi.
«Ormai è notte fonda. Però, nelle canzoni che sto scrivendo comunque metto uno spiraglio di luce».
Lei fa 150 concerti all'anno. Andrà anche in Russia come Pupo?
(allarga le braccia - ndr) «Là ho sempre trovato un bel pubblico sin dal mio concerto al Cremlino del '90. Ma adesso a Mosca non andrei neanche su invito. Come non andrei a suonare per Netanyahu o Trump neanche se mi invitassero».
Ha suonato per la prima volta qui alla Royal Albert Hall nel 1991 aprendo i concerti di Eric Clapton dopo averlo incontrato in Italia.
«Allora ero talmente depresso che volevo buttarmi giù dalla finestra dell'hotel poi un amico mi fece cambiare idea. Da allora vado sempre nello stesso hotel ma le finestre possono restano chiuse».
Quando parla, Zucchero non fa mai giri di parole, è rimasto uno dei pochi senza filtri e, come i vecchi bluesman, anche sul palco mescola alto e basso, canta Dune mosse con la tromba di Miles Davis e Miserere con la voce di Pavarotti ma si concede anche alla goliardia come in Per colpa di chi. Dal vivo è generoso, ci dà dentro, è innegabile, e farà un disco ma non si sa quando uscirà perché ora il centro dell'attenzione è il suo «Overdose d'Amore World Wild Tour» che passerà anche dai nostri stadi (debutto il 23 giugno a Udine, chiusura il 4 luglio a San Siro). I posti saranno tutti a sedere, ma per poco. Perché, quando c'è Zucchero sul palco, in platea si balla, anzi si baila.
Lei parla chiaro, anche nelle canzoni. Ma in generale c'è sempre meno impegno nei testi.
«Purtroppo succede che il rock è annacquato, non c'è nessuno che vada giù pesante. In Italia mi piacciono alcuni testi di Salmo, di Marracash, anche di Blanco».
Ma se dovesse indicare un suo possibile erede?
«Beh Salmo dal vivo va come un treno. Ma ci sono tanti ragazzi con due palle così. Se un giorno deciderò di cambiare qualcuno nella mia band, prenderò qualcuno di loro».
Zucchero è stato il primo a fare duetti internazionali «importanti». Ne ha già pronto qualcun altro?
«No, mi sarebbe piaciuto farlo con Amy Winehouse. L'ho incrociata al Live 8, era già traballante sul palco, poco dopo se ne è andata».
Ma ora i duetti, anzi i feat., sono una moda.
«Per me non nascono a tavolino, devono essere spontanei. Altrimenti non provo nessuna emozione».
Il sottosegretario Mazzi propone un «protocollo d'intesa» sui testi violenti rap e trap.
«Non credo che De Andrè o Guccini o De Gregori l'avrebbero firmato. E poi ci sono politici che in tv sono più violenti di una canzone».
Nel 2025 compie 70 anni. Quest'anno Fiorella Mannoia li ha festeggiati a Sanremo. Lei?
«In gara a fare cosa? Ad arrivare
ultimo? Quest'anno il Festival l'ho visto solo a spizzichi, mi ha davvero straccato i maroni... Siamo l'unico Paese al mondo in cui c'è una gara di nuove canzoni. Ma al popolo piace, siamo rimasti al tempo del Colosseo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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