Skoll negli occhi di Ulisse. E nei nostri

Esce il 21 giugno il nuovo album di Federico Goglio, in arte Skoll. Un nuovo capitolo di storie di guerra ed amore, che sarà acquistabile sugli store di musica online. L’edizione cd digipack, acquistabile sul sito dell’artista, inizierà ad essere spedita e distribuita a partire dallo stesso giorno

Skoll negli occhi di Ulisse. E nei nostri

Il titolo dell’ultimo album di Skoll trae in inganno. E non poteva essere altrimenti, visto che ha a che fare con Ulisse, uomo della ricerca, del multiforme ingegno e del sotterfugio. E, soprattutto, del ritorno a casa. Del soldato che viene attirato dalle sirene, che si perde ma che alla fine si ritrova sempre. Che vuole seguire l’ignoto ma trova pace solo di fronte al talamo nuziale. Ci si aspetta, sul modello di D’Annunzio, un cd monografico, ma così non è. Skoll, Negli occhi di Ulisse, fa quello che gli viene meglio: racconta storie. Di uomini, di donne, di comunità. Di slanci umani. In definitiva, parla di noi. E spinge a interrogarci e a chiederci: “Quando abbiamo iniziato a girare nel vuoto, / a dare tutto per ovvio, che ci fosse dovuto, / che ci sia sempre un altro a difendere ciò che più vale?”.

“Sveva, circondarsi di atti di fede…”. Inizia così Questo temporale estivo, la canzone che apre l’album. Un brano d’amore che danza tra il Vittoriale e il Tempio di Giove Anxur a Terracina. Amore non solo tra uomo e donna, ma anche di entrambi “per questo Paese sfinito”. Perché solo con una prospettiva comune, con un cammino, uniti e separati allo stesso tempo, ci si dirige verso la stessa meta, anche quando si cade: “Ma tutto quello che ho fatto / ti sembra un bacio tradito”. E se all’inizio è lei a tremare “come un animale ferito”, poi è lui a farlo. “Sei questo temporale estivo / e mi bagni con gocce sul viso / e appiccichi questo vestito”, canta Skoll mentre i riff delle chitarre si fanno sempre più duri. Poi la chiusa, quasi improvvisa. Come un temporale estivo. Stop.

Entra il piano. Parole recitate: “Svaghiamo lontano senza rotte di casa / sempre altrove, nel niente, nulla vale la pena / ormai siamo distanze, bottiglie vuote nella corrente”. Pausa. “Ma gli uomini esistono perché altri si sveglino”. Inizia la parte cantata, dove l’epica si mischia al presente e non si capisce se Skoll si riferisca al viaggio di Ulisse o al presente: “Se le lacrime di questi uomini / hanno lo stesso sapore del mare / ci ricordiamo che non saranno altri / a difendere ciò che più vale”. Lacrime e salsedine si mischiano per ricordare che il nostro presente, e ancor più il nostro futuro, è in mano nostra. Che sta nella nostra capacità di accogliere quanto è stato raggiunto e di portarci più avanti ancora, soprattutto in un’era in cui anche la realtà è messa in discussione.

Amore, epica e, infine, la piccola grande storia che sa di tragedia: quella di Luisa Ferida, trucidata dai partigiani mentre era incinta. Aveva un’unica colpa: amare un uomo, Osvaldo Valenti, che aveva deciso di aderire alla Repubblica sociale entrando nella Decima Mas. Giuseppe Marozin, “primo partigiano d’Italia” e braccio destro di Sandro Pertini, diede ordine di ammazzarla e, con lei, di ammazzare anche il figlio che aveva in grembo. Una delle ultime persone a vederla è la nonna di Skoll (“un amore che inizia / nel racconto di mia nonna / mentre mi fa una carezza”). Un amore che finisce trafitto dal piombo a guerra finita. Malinconia e tristezza. Ma solo per un attimo.

Inizia infatti Corsa lenta, con il suo assolo di chitarra, una canzone che celebra la storia della Decima Mas e, soprattutto, delle sue imprese da Gibilterra ad Alessandria. Una canzone che suona come una bestemmia in chiesa in questi tempi di polemiche, ma che celebra l’eroismo di uomini che si spinsero “più avanti ancora, ancora”.

A metà dell’album trovi la canzone che non ti aspetti: La strada di san Patrignano. Apparentemente non c’entra nulla con gli altri temi del cd, ma ascoltandola e riascoltandola, si scopre che, ancora una volta, il centro è l’uomo. “Qua non c’è alcuna giustificazione / ma non è una croce né un’espiazione / è solo la strada che sale ripida ed è faticosa”. Sei solo tu. Senza il tuo passato. Ma con solo il tuo presente e il tuo futuro davanti a te. E solo tu puoi spiegare le vele nei marosi della vita, proprio come Ulisse.

Cambia il tono, torna il dramma. Quello delle marocchinate compiute dai goumiers, le truppe berbere inquadrate nell’esercito francese, nel 1944. Parlare di questo tema non è facile. E non solo perché è un tabù. Ma anche perché per mettere in parole e in musica il dolore della violenza sessuale compiuta nei modi più barbari richiede tatto. E così Skoll riesce a raccontare tutto e niente allo stesso tempo. Lascia immaginare, mettendosi accanto alle donne che hanno subito violenza, rassicurandole e dicendo loro: “Come vorrei dirti di più / la notte passa in un momento / ma come potrei… ci sei solo tu / le ombre le porta via il vento / la notte non dura che un momento / le ombre le porta via il vento”.

La settima canzone rappresenta un punto fermo nell’album. Una nuova pagina. Non ci sono storie. Non ci sono persone più o meno note della Storia. Ma è Skoll a parlare. A riflettere. E lo fa solo Quando mi sono fermato. Si pone delle domande comuni e frequenti nella vita di un uomo. Come è finito un amore? Come abbiamo fatto a ritrovarci vecchi senza rendercene conto? Quando abbiamo iniziato a dare tutto per scontato mentre correvamo verso il sole? Come abbiamo fatto a sopravvivere alla paura e allo sconforto? Non lo sappiamo, ma lo abbiamo fatto. Abbiamo continuato a correre “dentro quella voglia che c’è / nello slancio che c’è… nell’inquietudine”.

Ancora riflessioni e pensioni. Ancora amore e una “voglia che mi annebbia la vista / oltre ogni ragionevole dubbio”. Tornano i confini del mondo. Anche se confini non ci sono perché questo mondo non basta. Torna, prepotente, il tema della donna, che non può essere soddisfatta della “bellezza in un uomo / che poi manchi però di coraggio”. È una donna che educa, che spinge ad andare oltre, verso i confini del mondo. Ulisse, senza la sua Penelope, forse non avrebbe fatto quello che ha fatto. Non avrebbe combattuto, non avrebbe sfidato i mari e la morte. Non sarebbe forse nemmeno tornato a casa. Ed è Skoll, quindi l’uomo, a dire il suo sì alla sfida, all’avventura: “Sarei pronto ad entrar nel vento / quello che alza la sabbia negli occhi / e taglia il respiro / come fai sempre tu / sarei pronto ad andar più in alto / dove il mondo è un arco teso / e poi è un punto piccolo / in un infinito che non ti contiene”.

Una canzone nata per gioco: La ballata di Jackson Stonewall. Un giornalista, amico di Goglio, continua a chiedergli di scrivere un album sulla guerra civile americana. Un tema che non appassiona particolarmente il musicista. Il giornalista insiste e, a un certo punto, decide di scrivere un articolo (“"anche se lo dovessero leggere in pochi, tu leggilo e vedi se ti ispira una canzone”, dice il giornalista a Skoll) su Thomas Jackson, generale confederato che resiste come “un muro di pietra”, stonewall, appunto, all’avanzata dei nordisti. Goglio legge l’articolo, rimane affascinato e, quasi senza rendersene conto, scrive la ballata. Più che una canzone una sceneggiatura che ci fa rivivere la vita dell’eroe americano, guardandola con gli occhi di un amico che lo accompagna.

Il silenzio. La canzone rappresenta la conclusione dell’album e concentra tutti i temi in esso contenuti. Alessandro è arrivato fino all’estremo oriente, ai confini del mondo allora conosciuto. È sera ed è stanco. Rilegge Omero e fantastica sullo scudo di Achille. Clangore di guerra. Urla strazianti. E poi il silenzio, che rimbomba ancora di più. È un passato lontano, ma è anche il presente. È Alessandro ma siamo anche noi: “Credo non cambi mai nulla / nell’uomo nel suo profondo / che spinge un passo più in là / Non sono nato per mare / ricordo che da ragazzo tornavo a casa / con la terra sotto le unghie / Ma da sempre ritrovo / quella visione del mondo / anche se oggi mi sembra / di gridare nel sogno / insistendo su rotte / contro l’ostinato soffiare del vento”.

id="docs-internal-guid-85869ffc-7fff-6622-aedc-f29e1c65a622">Un nuovo capitolo di storie di guerra ed amore. E di coraggio. E di desiderio di infinito. Ma anche di un mondo che non c’è più. E che va riconquistato, come ci insegna Ulisse. E pure Skoll.

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