"Il successo è stato uno choc. Non smetterò di crescere"

Esce il secondo disco dell'artista rivelazione del pop: "Sanremo? Adesso faccio un tour poi vedremo"

"Il successo è stato uno choc. Non smetterò di crescere"
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Beh, diciamo che il suo disco ha un titolo originale.

«In effetti».

Cosa vuol dire Calmocobra?

«Dopo i primi successi mi stavo montando un po' la testa, soprattutto come atteggiamento nei confronti del pubblico».

E allora?

«Il mio manager mi diceva: Calmo cobra.

Senza dubbio Alberto Cotta Ramusino, detto Tananai, ha ascoltato molto bene il manager. Non a caso il suo nuovo disco, che detto per inciso è il secondo della sua carriera, è uno sfoggio di maturità decisamente fuori tendenza. Lui, che nel 2022 è arrivato a bruciapelo al Festival di Sanremo e ne è uscito ultimo, si è giocato molto bene tutte le carte sul tavolo. Avrebbe potuto sparire in quattro e quattr'otto. Oppure cercare un brano facile facile per raccattare un po' di streaming. E invece è rimasto fedele a se stesso, all'inizio si è preso un po' di pernacchie ma oggi è uno dei nomi più promettenti della nostra canzone d'autore, nonostante sia golosamente deragliato un paio di volte nella «canzonetta» altrimenti detta tormentone. Prima La dolce vita con Fedez e Mara Sattei, e poi Storie brevi con Annalisa, che ha dominato l'ultima estate. Bella la storia di questo ventinovenne sgaruppato e un po' confusionario che resta uno degli ultimi a cercare di dare un senso alle canzoni senza per forza seguire le mode o le leggi dello streaming. Ora esce Calmocobra, che raccoglie dodici pezzi uno tendenzialmente diverso dall'altro ma tutti firmati dalla stessa sensibilità. C'è Ragni, il nuovo singolo che gira in radio, ma c'è anche Androne con le sue metafore imprevedibili e una atmosfera che, come spesso capita in questo disco, esce dal ring dell'urban o della monotonia e si avvicina (torna) ai confini della canzone d'autore.

In tutto l'album non c'è neanche un «feat.».

«Ma no, c'è quello con Annalisa in Storie brevi».

Intendo «feat.» nuovi.

«Non è stata una scelta voluta. Voglio dire, non mi sono seduto a tavolino e ho deciso di non contattare nessuno per qualche pregiudizio o chissà cosa. È capitato così. Sono arrivato alla fine e mi sono reso conto che non c'era bisogno di nessun altro intervento».

Dopotutto ci sono brani quasi aggressivi come Punk love storia, difficile immaginare un duetto.

«Quelle sono sonorità elettroniche che richiamano gli anni Settanta e Ottanta. È una storia rap, ma se ci fosse la chitarra avrebbe potuto essere punk».

Le piace il rock?

«C'è stato un periodo in cui ascoltavo molto i Placebo o i Fontaines Dc».

Torniamo a Punk love storia.

«Il brano parla di una storia d'amore che finisce male come quella di Bonnie e Clyde».

Anche qui la donna è la figura forte.

«Infatti sceglie di scappare invece di restare di fianco al proprio uomo arrestato dalla polizia. Il produttore del brano è Michelangelo. In questo disco, più che con i feat., ho sperimentato con i produttori».

Tananai, le piace fare riferimenti all'attualità.

«Molto spesso sono immagini che hanno un valore molto più esteso che va oltre quello della canzone in sé. Ad esempio in Ragni, i versi E se incontro uno stronzo che ha in mano un coltello stavolta mi fermerei, gli avrei spaccato il naso, sai, ma ti vedo stasera e non fai l'infermiera non racconta un caso concreto, ma è una immagine, un esempio sganciato da ogni realtà».

Spesso chi fa uscire un disco in autunno poi si rivede a febbraio al Festival di Sanremo.

«No no, io stavolta mi esalterò seguendolo dal divano di casa. È una fase nella quale voglio pensare esclusivamente al mio disco».

Infatti parte subito in tour.

«Quando l'ho chiesto, mi hanno risposto: Ma vuoi mica fare come una volta che si facevano concerti subito dopo la pubblicazione del disco?. E io ho risposto di sì».

Dopo la data zero, si inizia con due concerti al Forum di Milano dal 4 novembre.

«È un bel modo di ritrovare il contatto diretto con il pubblico dopo un po' di pausa. Specialmente in questo periodo».

Perché?

«Sono sempre più stupito di come i fenomeni, anche musicali, arrivino e poi spariscano in fretta, tanto in fretta, spesso troppo in fretta».

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