Caro Giordano Bruno,
se, come scrivi sul Giornale, è «un falso grave, invece, una delle scene centrali di Vincere, quando Mussolini e la Dalser vengono fatti sposare (addirittura in chiesa)», ovverosia se Mussolini non sposò mai la Dalser, mi sai spiegare come mai in questo documento ufficiale del Comune di Milano (mica di un parroco), da me personalmente fotografato nel 2001, la Dalser è qualificata in data 21 ottobre 1916 come «moglie» del militare Mussolini Benito, tanto da ricevere un sussidio? Si può essere moglie senza sposarsi? --- Stefano Lorenzetto
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Caro Stefano,
la spiegazione al tuo giusto quesito, secondo la bibliografia e le ricerche esistenti, è che nel 1916 la Dalser, in miseria, chiese un sussidio al Comune di Milano come moglie di un militare in servizio. La burocrazia, allora, non poteva contare sui computer, tant’è che al municipio di Milano non risultava neppure il matrimonio - effettivamente avvenuto - fra Benito e Rachele. Il sindaco o chi per lui, dunque, concesse il sussidio con una pratica usuale in tempo di guerra, appunto in data 21 ottobre 1916, con la dichiarazione che tu alleghi e che è già stata pubblicata da vari autori, per esempio da Antonio Spinosa, I figli del duce (Rizzoli 1983, pagg. 27). Il che non vuol dire che il matrimonio sia avvenuto davvero. Infatti non esistono, nella documentazione esistente, altre prove: su dove e quando sarebbe avvenuto lo sposalizio. Spero di avere soddisfatto la tua legittima curiosità, lieto se scoprirai qualcosa di nuovo su questa vicenda davvero «italiana». --- Giordano Bruno Guerri
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Caro Giordano,
che non vi siano documenti attestanti le nozze, è pacifico oltreché comprensibile (al posto di Mussolini, tu li avresti lasciati in giro?). È però arbitrario, a mio avviso, sostenere che il Comune di Milano (non di Trebaseleghe) nel 1916 dichiarasse marito e moglie chiunque, a semplice richiesta di uno degli interessati, solo perché mancavano i computer. Se così stessero le cose, qualsiasi atto anagrafico antecedente alla nascita di Bill Gates andrebbe cassato. Ma ci sono altri dubbi che depongono a favore della celebrazione delle nozze religiose.
1) L’atto di matrimonio venne trascritto nella parrocchia di Sopramonte (Trento) a margine dell’atto di nascita di Ida Dalser. L’annotazione «fu strappata nel 1925 da gente interessata» (io stesso ho visto il registro strappato), come dichiarò negli anni ’50 il parroco don Luigi Pedrolli ad Antonio Zieger, bibliotecario del Comune di Trento (testimonianza pubblicata all’epoca). Perché il prete avrebbe dovuto strappare una pagina del registro parrocchiale?
2) I parenti della Dalser sostengono che testimone di nozze per la sposa fu Luigi Filippi, un avvocato trentino che esercitava nel capoluogo lombardo.
3) Perché il 26 settembre 1915, due settimane prima della nascita del figlio Benito Albino, Mussolini avrebbe scritto alla Dalser dall’hotel Massimo D’Azeglio di Roma, rimproverandosi per il mancato viaggio di nozze? «Ti ho pensato di frequente. Tutte le volte che salivano nello scompartimento coppie di giovani sposi o d’innamorati, io pensavo al nostro viaggio, il viaggio che abbiamo progettato». Ammetterai che è curiosa questa associazione d’idee fra «giovani sposi» e «viaggio».
Il mistero resta. Però non mi pare che Bellocchio, verso il quale non nutro certo simpatie, si sia macchiato di «un falso grave». Al massimo ha sposato una tesi non corroborata da prove. Ma tieni conto che io sono stato querelato dal nipote di Albino Volpi perché mancano le prove che il nonno fosse tra i sicari di Giacomo Matteotti (in effetti nemmeno queste furono lasciate in giro da Mussolini...). Io assolto, Volpi condannato: non sempre la verità abbisogna di prove.
--- Stefano Lorenzetto
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Caro Stefano,
sostenere una tesi non corroborata da prove è – storiograficamente – inaccettabile. Per esempio, visto che citi il delitto Matteotti, circola da anni una teoria per cui il delitto in realtà sarebbe dovuto a una vicenda di interessi petroliferi in cui sarebbe stata coinvolta anche la Casa reale, e che per questo Matteotti sarebbe stato eliminato: ma, in mancanza di prove, non viene accreditata dalla comunità scientifica.
Quanto alla Dalser, esistono documenti e testi – non citati nel mio articolo per i soliti motivi di spazio – che indicano piuttosto come «la Dalser perseguitò a lungo Mussolini»: lo scrive Renzo De Felice, e dico Renzo De Felice, che non prende neppure in considerazione l’ipotesi del matrimonio. (Mussolini il rivoluzionario, pagg. 276, 300, 463, 567). A seguito di questa persecuzione, la donna fu allontanata a Milano e poi internata a Caserta, come suddita austriaca, con un decreto prefettizio del 22 maggio 1917. Mi dirai che Mussolini, essendo un importante direttore di giornale, aveva ottenuto un favore. Può darsi. Ma con i può darsi non si scrive la storia. Certo è, invece, che da Caserta la Dalser accusò Mussolini, presso la polizia, di essersi venduto alla Francia, nel 1914, ottenendo un milione di lire per schierarsi a favore della guerra. Una tesi respinta non solo dagli storici ma anche dalle autorità di allora, per le quali la donna era «una nevrastenica e un’isterica esaltata dal desiderio di vendetta contro Mussolini e le sue dichiarazioni non meritano fede». E nell’immediato dopoguerra – nato il fascismo – riprendere quell’accusa avrebbe fatto molto comodo al governo liberale.
Come sai, inoltre, anche in un saggio recente (Gustavo Bocchini Padiglione, L’harem del Duce), risulta che Ida Dalser – sempre durante la guerra – intentò un processo a un certo cavalier Brambilla «per seduzione e mancata promessa di matrimonio», perdendo la causa. Tutto ciò non dimostra che il matrimonio con il duce non sia avvenuto. Ma per sostenere che sia avvenuto – e siamo daccapo – occorrono le prove. Ti auguro di trovarle, faresti un bello scoop.
Secondo me, occuparsi di storia è un’altra cosa. Nel senso che la Storia è quella che condiziona profondamente i fatti di un’epoca, in campo politico, culturale e sociale. Il comportamento che un uomo di potere tiene nella sua vita familiare, soprattutto se deleterio verso una madre dei suoi figli più o meno ufficiali, può e spesso deve essere criticato. Il comportamento di Mussolini non gli rende onore. Da qui a farne un elemento di discussione storica, perlomeno per come la intendo io, ce ne passa. --- Giordano Bruno Guerri
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Caro Giordano Bruno,
scusa se insisto, ma una
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