nostro inviato a Londra
Sono in campo da sabato pomeriggio. Tennis col contagocce. Pessima battuta se non fosse che la realtà è questa: tre giorni, sette interruzioni, una partita che non vuole finire mai. Nadal-Soderling, ottavo di finale, parte bassa del tabellone. Campo numero uno. Sabato pomeriggio non hanno nemmeno fatto in tempo a giocare il primo punto. Sembrava il solito dispetto di Wimbledon. Era invece linizio di unagonia. Ma ora siamo allaccanimento terapeutico: lunedì quattro interruzioni, lultima alle 20 e 15 sul 6-4, 6-4, 6-7, 4-6, 2-0 per lo spagnolo, che nel terzo set aveva bruciato un match point; ieri altri due stop a un incontro in cartellone sul campo numero uno che lestenuante partita tra la Bartoli e la Jankovic ha posticipato a pomeriggio inoltrato. Comunque Nadal e Soderling in campo ci sono andati e sembrava la volta buona. Invece: otto minuti, il tempo per Soderling di rimettere il fiato sul collo di Rafa e tutti di nuovo negli spogliatoi. In fuga da un temporale che faceva volare gli ombrelloni dalle terrazze. Mezzora abbondante di sosta. Sullerba di nuovo per altri dieci minuti, fino al 4 pari. E sul più bello, di nuovo ai box. Annuncio: partite sospese su tutti i campi, fanno eccezione il Centrale e il numero uno. Dotati di teloni rialzati come un tendone, così da far scivolare lacqua. Si aspettano altri trenta minuti, poi il verdetto degli arbitri: «Unfortunately, le previsioni non ci permettono di riprendere. Ce ne scusiamo e grazie per essere venuti a Wimbledon». Si ricomincia oggi. A mezzogiorno. Ancora con Nadal-Soderling che ormai hanno staccato di un giorno la partita più lunga nella storia di Wimbledon: Holmes-Witsken, 1989. Cinque ore e 28 minuti spalmati su tre giorni. Scavando nellanteguerra si trova un edizione del 1922 flagellata dalla pioggia tanto che la finale slittò al mercoledì. Qui però balla la regolarità del torneo che vede Federer, fermo da venerdì, ai quarti di finale (non giocherà nemmeno oggi per riequilibrare almeno in parte il tabellone) e Nadal ancora tra gli scogli del terzo turno. E con la prospettiva, per lui o Soderling, di marce forzate. Come scendere in campo due volte oggi, eventualità remota, ma nemmeno da escludere visti i prolungati mugugni dello spagnolo e del suo clan.
Chi invece non ha più di questi problemi è Amélie Mauresmo. Per lei questanno niente Chateau dYquem del 1921, vino gioiello da seimila euro che si regalò nel 2006 dopo la vittoria a Wimbledon. Due ore e venti minuti, quattro interruzioni, 14 doppi falli: Amélie cede a Nicole Vaidisova (7-6, 4-6, 6-1), puledra ceca di 18 anni che le deve stare sulle croste visto che nei parziali stavano quattro pari.
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