«Avanti, c'è posto!» esclamava il bigliettaio Cesare, nell'omonimo film di Mario Bonnard (1942) interpretato da un giovane Aldo Fabrizi. E «avanti, c'è posto!» esclamano a Napoli i mille e più autisti di bus scolastici abusivi, che ficcano nei loro sgangherati veicoli studenti di mezza Napoli, col rischio che alla prima brusca frenata, tutti si vada addosso a tutti, riportando ferite o contusioni che nessuna assicurazione pagherà mai, non essendoci, per i piccoli studenti, assicurazione alcuna (e a proposito di frenate, sentite questa: molti autobus di linea partenopea -e non parlo di mezzi abusivi- utilizzano freni cinesi, cioè freni che tutto fanno fuorché arrestare il mezzo. Per chi voglia saperne di più, invito a leggere un libro di recente pubblicazione, intitolato «Paradossopoli». Napoli e l'arte di evadere le regole.).
Ma chiariamo le cose. Mentre a Verona, gli scuolabus lasciano a terra quei ragazzini i cui genitori non pagano la retta -e a mio giudizio fanno bene, trattandosi di persone non indigenti- a Napoli succede l'esatto contrario. Negli scuolabus si fa entrare chi si vuole, purché, naturalmente, paghi. Ma in questo caso la retta è di molto inferiore a quella che si sborsa per i pulmini autorizzati dal Comune, in taluni casi è meno della metà, anche se non è garantita la meta, nel senso che durante il tragitto da casa a scuola, e viceversa, può succedere di tutto. Nel 2003 una delibera del Consiglio regionale campano ha fissato a 9 il numero massimo degli studenti da trasportare nel pulmino, di cui è stato deciso anche il colore: giallo, per poter essere immediatamente distinto. Inoltre si è preteso che i conducenti si sottoponessero a vari esami clinici, tra cui quello tossicologico e mentale; che l'assicurazione fosse estesa a tutti i passeggeri; che gli autisti fossero iscritti all'albo dei professionisti della Camera di commercio; che fossero in possesso di patente con certificato di abilitazione al trasporto pubblico; che il veicolo fosse omologato per questo tipo di trasporto e facesse collaudi periodici alla motorizzazione; eccetera ecceterona.
Ma in realtà, ogni mattina, centinaia di pulmini «abusivi» condotti da autisti parimenti «abusivi», si mettono in moto per trasportare piccoli studenti da un capo all'altro della città. Questi pulmini sono di vario colore, e per tanto indistinguibili dalle migliaia di altri che percorrono le (sconquassate) vie del centro, il numero dei bambini seduti (ma anche all'inpiedi!) a volte supera i 25, gli autisti non sempre sono gentiluomini, per questioni di viabilità spesso e volentieri bestemmiano, escono a diverbio con altri automobilisti, scendono furiosi brandendo chiavi inglesi e quant'altro possa ridurre a ragione conducenti che li hanno apostrofati.
All'arrivo a scuola, altre discussioni con i conduttori dei minibus autorizzati, per ovvie ragioni. Il tutto sotto gli occhi e le orecchie dei bambini. Sia ben chiaro che non tutti si comportano in questa maniera; che per tirare a campare, gente degnissima si industria a fare anche questo mestiere, ma va da sé che il rischio per i bambini è sempre alto.
Quando, in un articolo apparso sul «Mattino» nel 1992, denunciai la cosa, una specie di Mangiafuoco che abitava di fronte casa (e faceva quel mestiere) mi affrontò minacciandomi di non farmi più vedere per strada.
Siccome per quella strada ci dovevo per forza passare (abitandoci), e non potendo sorvolarla come certe figure di Chagall, fui costretto a cambiare casa. Ora spero che nessuno mi obblighi a cambiare città. Però, dovendo scegliere, me ne andrei a Verona, sicuro che nessun autista di minibus scolastico mi dirotti -con altre minacce- a Milano o nel Sud Tirolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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