Napoli, nel poligono della camorra gli animali diventano dei bersagli

Una fabbrica dismessa trasformata in un arsenale, gatti e uccelli macellati dagli aspiranti killer che li usavano per addestrarsi a sparare

Napoli, nel poligono della camorra 
gli animali diventano dei bersagli

Napoli - Un arsenale della camorra, un poligono di tiro per i killer del clan D'Amico, passamontagna, il nécessaire, il confezionamento delle dosi di droga da consegnare agli spacciatori. Un investigatore l'ha definita la «cittadella della criminalità organizzata», dove i sicari si allenavano a sparare contro sagome e animali nell'attesa di ricevere l'ordine dal boss di andare a uccidere i rivali.

La «cittadella» del clan D'Amico, era in via Villa San Giovanni, a San Giovanni a Teduccio, quartiere orientale di Napoli, periferia degradata della città. In una ex fabbrica di pomodori, dismessa da anni, si era stabilita la cosca, la più potente in quella zona, dove è molto attivo il traffico della droga e il racket delle estorsioni.
Nei capannoni gli investigatori hanno trovato quattro pistole calibro 9, un fucile a canne mozze, un fucile di precisione, tre silenziatori, cinquemila proiettili di vario calibro. Ma, ai loro occhi si è presentata una scena raccapricciante: dentro l'ex fabbrica, sparse un po' ovunque, c'erano carcasse di animali imbottite di proiettili. Le bestie, infatti, erano utilizzate dai killer per allenarsi ad uccidere.
Un gatto, massacrato di recente, fulminato dal piombo dei killer del clan D'Amico. Decine di colombi abbattuti con le pistole calibro 9 e dai fucili di precisione. Persino i topi servivano per allenare la mira dei sicari. Qualcuno si recava nell'ex fabbrica a fare le pulizie e, quindi, è probabile che altri bersagli «mobili», altri gatti, volatili eccetera siano stati uccisi per la causa camorristica e poi «spazzati via» dagli inservienti del clan.

Naturalmente, c'erano anche i bersagli fissi per allenare la mano di killer o aspiranti tali: alcuni pannelli, 40 per 50 di cemento balistico, sono stati trovati, ovviamente sforacchiati, dai proiettili calibro 9, 357 magnum e 12.

Nella «cittadella», non c'era solo il poligono di tiro ma, anche la sala riunioni del clan D'Amico, il luogo dove si pianificavano tutte le attività della banda: omicidi, traffico di droga, estorsioni. Gli investigatori hanno sequestrato oltre 650 grammi di cocaina. Ma, non solo: bilancini di precisione, due martinetti per pressare i vari tipi di droghe, carta stagnola per confezionare le dosi.

Ben organizzato e fornito anche il settore dedicato alle estorsioni. Dieci candelotti di dinamite, in grado di far saltare in aria un edificio di 4 piani, già predisposti per l'innesco e pronti per essere collocati davanti alle serrande dei negozianti riottosi a pagare il pizzo, sono stati sequestrati dagli investigatori. Trovate anche decine di metri di micce e accendini. È probabile che gli uomini del racket stessero per entrare in azione per sollecitare i commercianti più «avari» a mettere mano al portafoglio e sganciare soldi per le famiglie dei carcerati.
Per i killer, c'era il kit completo: una volta terminato il corso del perfetto sicario, erano pronti per essere indossati, 9 giubbotti antiproiettili, guanti in lattice, passamontagna, caschi per motociclista. Il clan D'Amico, una costola dei Mazzarella è uscito vincitore dalla faida con le cosche storiche di San Giovanni a Teduccio: i Rinaldi e i Reale.

Persa una «cittadella», gli investigatori adesso temono che la banda possa trovare ospitalità in un altro tra i tanti edifici abbandonati situati a San Giovanni a Teduccio, zona industriale di Napoli ma, la guerra alla camorra dello Stato, continua.
carminespadafora@libero.it

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