Napoli, ucciso a 17 anni: non volle affiliarsi al clan Tre sospettati in manette

Ciro Fontanarosa è stato ucciso come un "boss" a 17 anni perché non voleva affiliarsi alla camorra. Il ragazzo fu trucidato con sette colpi di pistola: un'esecuzione di stampo camorristico

Napoli, ucciso a 17 anni: 
non volle affiliarsi al clan 
Tre sospettati in manette

Napoli - Ucciso come un "boss" a 17 anni perché non voleva affiliarsi alla camorra. È questa l’ipotesi avanzata dagli investigatori che hanno arrestato tre persone perché ritenute responsabili dell’omicidio di Ciro Fontanarosa, ucciso lo scorso 25 aprile a Napoli nel quartiere Arenaccia.

Gli arresti per l'esecuzione I carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, nel corso di indagini coordinate dalla locale Dda, hanno arrestato Vincenzo Capozzoli (34 anni) ed Ettore Bosti, figlio di Patrizio, ritenuto a capo dell’omonimo clan camorristico attivo nel centro storico del capoluogo campano. Per favoreggiamento aggravato dall’articolo 7 della legge "Falcone" è stato, invece, arrestato Cristian Barbato, 22enne cugino della vittima e testimone del fatto di sangue. Bosti e Capozzoli sono ritenuti mandante ed esecutore materiale dell’omicidio mentre Barbato avrebbe favorito i responsabili sviando le indagini rilasciando false dichiarazioni.

La ricostruzione dell'omicidio Nel corso delle investigazioni è stato scoperto che l’uccisione di Fontanarosa fu decisa dopo il rifiuto dalla giovane vittima ad affiliarsi al clan che, in quel momento, faceva riferimento a Ettore Bosti. Il 17enne fu trucidato con sette colpi di pistola: una vera e propria esecuzione di stampo camorristico. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini l’uccisione di Ciro Fontanarosa fu una vera e propria "punizione esemplare" che il clan Contini volle "pubblicamente infliggere a chi delinqueva per conto proprio insofferente agli avvertimenti del clan". In una nota il procuratore aggiunto di Napoli Alessandro Pennafilico, sottolinea come il 17enne fosse considerato una vera e propria "testa calda". Con il suo omicidio il clan Contini, simbolicamente rappresentato da Ettore Bosti, ha voluto dimostrare agli abitanti del Borgo di Sant’Antonio Abate e nelle altre zone sotto il suo potere criminale, quale fosse l’effettivo capo del territorio.

Indagini e omertà Le indagini, così come sottolinea la Procura, si sono svolte nella totale omertà al punto che lo stesso cugino della vittima evitò ogni forma di collaborazione con gli inquirenti, nonostante fosse stato testimone oculare dell’omicidio. Fondamentale alla risoluzione del caso sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali. Importante anche un contributo del giovanissimo collaboratore di giustizia che da sempre gravita nell’orbita familiare e delinquenziale del clan Contini. Ettore Bosti, arrestato per l’omicidio di Fontanarosa, è il figlio di Patrizio, arrestato nell’estate 2008 in Spagna e attualmente detenuto di regime di 41 bis. Anche la vittima era figlio di un personaggio già noto alle forze dell’ordine.

Il padre Antonio, infatti, era morto al termine di un tentativo di una rapina nell’ufficio postale del quartiere Secondigliano a Napoli. L’uomo fu ucciso nel gennaio 1999 quando un carabiniere in fila allo sportello lo freddò dopo che il malvivente era sbucato dalle fogne per poter svaligiare le casse.

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