Case da incubo scoperte a Palma Campania

A Palma Campania la polizia municipale è intervenuta in diversi appartamenti del centro abitati da bengalesi. Nove gli alloggi a cui è stata revocata l'agibilità abitativa

Case da incubo scoperte a Palma Campania

Un fornello bianco completamente ricoperto da incrostazioni nere. Padelle sporche, con residui sedimentati su un fondo consumato all’inverosimile. Nella stessa stanza, un materasso lurido su cui qualcuno dormiva fino alla notte scorsa. Versava in questo stato indegno un appartamento a cui la polizia municipale ha revocato l’agibilità abitativa. Circa 10-20 metri quadrati di spazio in condizioni igieniche-sanitarie pessime dove vivevano degli esseri umani, immigrati, alcuni tra le migliaia provenienti dal Bangladesh che da anni si sono stanziati a Palma Campania (Napoli). E non era l’unico.

Sono nove gli appartamenti colpiti dal provvedimento disposto dai caschi bianchi locali, tutti situati in via Marconi, strada del centro cittadino. A darne notizia è il sindaco di Palma Campania, Nello Donnarumma. “Continua l'incessante attività della polizia municipale e dell'ufficio tecnico rispetto ai controlli igienico sanitari alle abitazioni. Vivere in queste condizioni è disumano – ha commentato il primo cittadino - Nonostante ciò si continua a sfruttare la comunità bangladese in un sistema di interessi economici mascherato da integrazione e buonismo. Ma non ci fermeremo. Se qualcuno non ha ancora capito capirà che così non si può andare avanti. Gli interessi economici valgono tutto questo? Valgono la vita di ragazzi che vengono fatti vivere in queste condizioni? È questa l'integrazione? E poi i razzisti saremmo noi?”.

Donnarumma è stato eletto sindaco di Palma Campania nel 2018. Hanno fatto scalpore nell’ultimo anno alcune iniziative messe in campo per i cittadini stranieri, che in una città che conta circa 15mila abitanti sono circa 4mila e quasi tutti bengalesi. Polemiche hanno sollevato i requisiti richiesti ai commercianti del centro storico per usufruire di un piano di incentivi varato a febbraio scorso. Tra le varie cose si chiedevano le insegne in italiano, la conoscenza della lingua italiana e la vendita di prodotti alimentari provenienti dalla Campania.

Un mese prima era stato distribuito un opuscolo per l’igiene personale, con testo tradotto in bengali. «Norme precauzionali generalmente osservate ed accettate in Italia», era il titolo in prima pagina. Ma, evidentemente, fino ad oggi non tutti hanno seguito le regole riportate nel decalogo.

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