Da qualche tempo molti documenti e fascicoli della Corte d'Appello di Napoli erano spariti nel nulla, ma ieri, mercoledì 13 aprile, la Guardia di Finanza ha risolto il mistero. Durante un'altra inchiesta, infatti, un'intercettazione è saltata all'orecchio di alcuni agenti che, insospettiti, hanno avviato un'indagine autorizzando l'istallazione di microcamere e microfoni in alcuni uffici.
Le intercettazioni
Dagli audio si sente il racconto di un'addetta alle pulizie della Corte che a un tratto ha pronunciato la frase sospetta:"Quella butta tutto", riferito a Maria Rosaria Orefice, funzionaria cinquantasettenne. La donna, non curante della gravità del fatto, per settimane è stata filmata nel suo ufficio mentre gettava nel cestino documenti e interi fascicoli processuali. Così facendo, come riporta il Corriere del mezzogiorno, si è liberata di atti importantissimi per molti cittadini, come sentenze, informative, ordinanze, note di avvocati, richieste di liquidazione.
Le accuse sono di soppressione e distruzione di atti, corruzione, peculato, accesso abusivo a un sistema informatico e truffa in danno dell'amministrazione. La donna al momento si trova ai domiciliari in attesa di processo.
Rivedendo i video che incastrano la funzionaria, gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria si sono affrettati a recuperare quel che rimaneva del materiale, gettato tra la carta da riciclare, cestinato prima che venisse irrimediabilmente perso. Gli agenti, per non farsi smascherare, fotografavano tutti i documenti indebitamente gettati e poi li riponevano nel cestino che la mattina dopo veniva svuotato. Così facendo hanno potuto salvare alcuni delle carte.
Tra gli atti salvati dalla Guardia di Finanza sono emersi dei documenti fondamentali per un procedimento riguardante il narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale, arrestato la scorsa estate e su Pasquale Fucito, narcotrafficante del Parco Verde di Caivano.
Le motivazioni che hanno spinto la funzionaria ad agire in questo modo sono ancora da verificare, anche se da quello che è emerso nelle ultime ore sembra che l'Orefice si lamentasse spesso con i suoi superiori a causa del carico troppo pesante di lavoro e della carenza di personale, per cui non sarebbe riuscita a sbrigare tutte le pratiche. Durante i primi interrogatori, infatti, come scrive il gip, pare che la donna abbia manifestato "preoccupazione sia per la mole di lavoro in capo al suo ufficio - a suo dire eccessivamente elevata - sia per la circostanza che alcuni fascicoli risulterebbero smarriti".
Arresti paralleli
Sembrerebbe che qualcun altro, all'interno degli uffici, fosse a conoscenza degli atti che "sparivano". Inoltre pare che Maria Rosaria Orefice abbia ceduto al figlio, Angelo Maria Argenzio (24 anni), collaboratore di uno studio legale, alcune marche da bollo consegnate da altri avvocati. Quest'ultimo è al momento indagato a piede libero. L'indagine, dunque, si è allargata anche su altri dipendenti della Corte.
Al momento si trovano ai domiciliari due assistenti giudiziari, Gennaro De Maio, di 64 anni, accusato di corruzione, accesso abusivo a un sistema informatico e truffa in danno dell'amministrazione, che scambiava informazioni e atti in cambio di denaro, e Massimiliano Lotito, di 53 anni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.