L'annuncio di Fernando Torres: addio al calcio

L'ex centravanti di Atletico Madrid, Chelsea e Milan ha convocato una conferenza stampa per domenica a Tokyo. In carriera ha vinto praticamente tutto ma in Italia ha deluso

Fernando Torres
Fernando Torres

Fernando Torres annuncia il suo addio al calcio. Anche per El Nino è giunto il momento, a 35 anni, di appendere gli scarpini al chiodo. È lo stesso centravanti spagnolo, oggi capitano del Sagan Tosu in Giappone, a dare la notizia. Sui social, Torres ha spiegato di avere cose molto importanti da dire. Ha scritto su Twitter che dopo diciotto esaltanti stagioni è giunto il tempo di ritirarsi e per farlo ufficialmente ha convocato, per domenica prossima, una conferenza stampa a Tokyo.

Torres è stato uno dei talenti più brillanti del calcio spagnolo. Le migliori pagine della sua carriera le ha scritte con la casacca a righe dell’Atletico Madrid, di cui è stato una vera leggenda contemporanea. Con i colchoneros ha iniziato e s’è imposto all’attenzione dell’Europa calcistica e all’Atletico è tornato dopo la parentesi italiana al Milan. In mezzo l’esplosione in Premier League: devastante coi Reds del Liverpool, un po’ più discontinuo ma estremamente decisivo con la maglia del Chelsea (dove alzerà al cielo la Champions League nel 2012 e poi l'Europa League l'anno seguente).

Torres, inoltre, è stato tra i protagonisti della storica vittoria delle Furie Rosse spagnole al mondiale in Sudafrica, nel 2010. Bissando, così, il successo Europeo del 2008 e confermandosi in vetta all'Europa nel 2012, battendo in finale l'Italia di Prandelli per 4-0: il terzo gol agli azzurri, per la cronaca, fu suo.

Si diceva del Milan e della sua non certo indimenticabile parentesi in Serie A. In Italia c’è rimasto appena sei mesi, la prima parte del campionato 2014/15. Lui era arrivato a Milanello dove s’era insediato Pippo Inzaghi in qualità d’allenatore chiamato a riscattare l'annata incolore con Seedorf in panca. Promise, Torres, in sede di presentazione, di riportare il Diavolo in Europa grazie ai suoi gol. Purtroppo per lui, ne segnerà uno soltanto: all’Empoli di Maurizio Sarri, da qualche giorno neoallenatore della Juventus, al Castellani. Un colpo di testa a palombella che ingannò il portiere azzurro Sepe e avviò la rimonta dei milanisti che qualche minuto dopo, con la rete di Keisuke Honda, fisseranno il risultato sul 2-2. Il bottino sarà magrissimo, dieci presenze e quell’unica realizzazione. E il Milan, fermo al decimo posto, mancherà di nuovo la qualificazione continentale.

Al mercato invernale, tornerà all’Atletico Madrid. In cambio di Alessio Cerci. La torcida colchonera lo accoglie da stella di prima grandezza: in 45mila al vecchio Caldèron per riabbracciare quel ragazzino capace, a soli 19 anni, di prendersi la fascia di capitano della squadra. Resta a Madrid fino allo scorso campionato, coronato dalla vittoria della seconda Europa League della sua carriera. Poi decide di intraprendere la via del buen ritiro della J-League giapponese.

S’accorda con il Sagan Tosu e sui campi nipponici si scontra con altri giganti del calcio spagnolo, da Iniesta a David Villa. Il tempo, però, reclama il suo e non sente ragioni. Così, domenica prossima, Torres racconterà agli sportivi di mezzo mondo quali sono le emozioni di chi deve lasciare il rettangolo verde.

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