Sono saliti nella notte sul campanile della chiesa del Carmine, a Napoli. E lì hanno intenzione di passare la Pasqua, Mimmo Mignano e Marco Cusano, due degli operai licenziati nel 2014 dalla Fiat Chrysler per aver protestato fuori agli stabilimenti di Pomigliano e Nola inscenando il suicidio e i funerali dell’allora amministratore delegato Sergio Marchionne. “R.d.c. per i licenziati non c’è”, si legge sullo striscione che hanno calato dall’alto. “È da oltre un anno che stiamo senza stipendio e vogliamo mettere a nudo la nostra questione, dopo aver lottato contro i suicidi in Fiat e i reparti confine”, ha chiarito Mignano in un video registrato in cima al campanile, poco prima di abbassare lo striscione.
“Nemmeno un uovo di Pasqua ho potuto regalare a mia figlia. Marco ha due uova, nel frigo, e sono solo quelle”, ha dichiarato Mimmo Mignano al telefono. Sono da ore sulla sommità del campanile. “Senza niente, solo noi e dei giubbotti. Stiamo facendo lo sciopero della fame e della sete “, ha affermato Mignano. Da giugno, lui e gli altri quattro operai licenziati, non percepiscono lo stipendio. “Per noi questa è la partita della nostra vita. Non abbiamo più nulla. Non ci tocca nemmeno il reddito di cittadinanza, perché l’anno scorso risultava che lavoravamo e quindi il nostro Isee era più alto rispetto alla soglia massima che era stata stabilita per poterne fare richiesta”. Poi la stoccata contro il ministro del lavoro Luigi Di Maio: “Lui è uscito dal balcone del Parlamento, noi dal balcone della fabbrica”.
Secondo quanto riferisce, passeranno la notte sul campanile e proveranno a raggiungerne la punta. Di sotto, nella piazza, sono arrivati anche tre degli operai licenziati dall’azienda Ambiente di San Vitaliano. A supportarli dal basso ci sono altri due dei lavoratori licenziati da Fca, Antonio Montella e Roberto Fabbricatore. Manca Massimo Napolitano, emigrato all’Estero qualche mese fa, alla ricerca di un lavoro. “Io non voglio partire, voglio stare qua – dichiara Mignano - Siamo più ascoltati in Europa che in questo Paese”.
Due settimane fa i cinque operai licenziati da Fca fecero sapere che la Corte europea per i diritti dell’uomo ha ammesso il ricorso che avevano presentato dopo la sentenza emessa dalla Cassazione a loro sfavore. La loro vertenza si prepara quindi ad essere affrontata a livello europeo, mentre a casa continua la battaglia per i diritti essenziali.
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