Il sangue di San Gennaro non si è sciolto, il prodigio atteso dai napoletani non si è rinnovato. Nell’ultima delle tre date nelle quali, per tradizione, si ripete il "miracolo" l’ampolla non ha subito alcun mutamento e non c’è stata la liquefazione. A darne l’annuncio questa mattina è stato l’abate della Cappella di San Gennaro del Duomo Vincenzo De Gregorio, al termine della messa. Ci sarà un nuovo tentativo in giornata e nella celebrazione eucaristica delle 18.30 i fedeli, che sono in preghiera, sperano di ricevere la notizia dello scioglimento del grumo di sangue.
Il prodigio di dicembre è definito “miracolo laico”, perché si svolge nella Cappella di San Gennaro, gestita dalla Deputazione di San Gennaro, istituzione laica nata il 13 gennaio 1527 per un voto della città e presieduta dal sindaco di Napoli. Secondo la tradizione, il sangue di San Gennaro si sarebbe sciolto per la prima volta ai tempi di Costantino I, quando il vescovo Severo (secondo altri il vescovo Cosimo) trasferì le spoglie del santo dall'Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Durante il tragitto avrebbe incontrato la nutrice Eusebia con le ampolline del sangue del santo: alla presenza di Eusebia, il sangue nelle ampolle si sarebbe sciolto.
Storicamente, la prima notizia documentata dell'ampolla contenente la presunta reliquia del sangue di San Gennaro risale soltanto al 1389, come riportato nel Chronicon Siculum (ma dal testo si può dedurre che doveva avvenire già da molto tempo): nel corso delle manifestazioni per la festa dell'Assunta di quell'anno, vi fu l'esposizione pubblica delle ampolle contenenti il cosiddetto "sangue di San Gennaro". Il 17 agosto vi fu una grandissima processione per assistere al miracolo: il liquido conservato nell'ampolla si era liquefatto "come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del santo". La cronaca dell'evento sembra suggerire che il fenomeno si verificasse allora per la prima volta. Del resto, la Cronaca di Partenope, precedente di qualche anno (1382), pur parlando di diversi "miraculi" attribuiti alla potenza di San Gennaro, non menziona mai una reliquia di sangue del martire.
Oggi le due ampolle, fissate all'interno di una piccola teca rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico, sono conservate nella cassaforte dietro l'altare della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Una delle due è riempita per tre quarti, mentre l'altra più alta è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo di Borbone che, divenuto re di Spagna, lo portò con sé. Tre volte l'anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e per tutta l'ottava delle celebrazioni in onore del patrono, e il 16 dicembre), durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall'arcivescovo, i fedeli accorrono per assistere al miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. Secondo la tradizione popolare, la liquefazione del tessuto biologico durante la cerimonia è ritenuta foriera di buoni auspici per la città; viceversa la mancata liquefazione è considerata presagio di eventi drammatici.
Ma, in realtà, cosa è successo quando il sangue non si è sciolto? Ci sono diversi casi di mancata liquefazione, anche nella storia recente. In corrispondenza con l'inizio della seconda guerra mondiale, ad esempio, e dell'entrata nel conflitto dell'Italia: nel settembre del 1939 e del 1940, il sangue restò solido. Così come, tre anni dopo, durante l'occupazione nazista.
Anche nel 1973 la liquefazione non avvenne, quando il colera imperversava per Napoli, mietendo vittime e seminando terrore. Non ci fu miracolo nemmeno nel 1980, l'anno del terremoto in Irpinia. I fedeli sperano che il cattivo presagio non si ripeta, proprio nell’anno in cui la pandemia da Covid-19 desta preoccupazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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