La politica del rendering

I lavori pubblici simulati al computer: a Napoli la fermata della metro è ancora un cantiere

La politica del rendering

Mercoledì 10 marzo 2021, ore 15 e 47. Sulla sua bacheca Facebook il sindaco di Napoli Luigi de Magistris scrive: “La stazione Duomo credo sia in assoluto una delle stazioni più belle al mondo e tra pochi mesi aprirà finalmente al pubblico. La stazione, progettata da Fuksas, si sviluppa su 4 livelli e consentirà di ammirare lo splendido Tempio religioso ritrovato durante gli scavi, risalente al I secolo dopo Cristo…”. Segue foto del primo cittadino in visita al cantiere della stazione con caschetto protettivo e mascherina d’ordinanza. Tutto bello, meraviglioso. Peccato però che a Piazza Nicola Amore, meglio conosciuta a Napoli come “I Quattro Palazzi”, ci sia ancora appunto un cantiere che ha di fatto sventrato il Rettifilo, corso Umberto I, una delle spine dorsali della viabilità del centro cittadino. Uno sventramento che ricorda quelli dell’epoca del Risanamento, cioè di quella serie di interventi urbanistici che dal 1885 e fino ai primi anni del Novecento cambiarono totalmente il volto di Napoli, che era stata messa in ginocchio da una gravissima epidemia di colera nel 1884. Furono, quelli, lavori pubblici pianificati in un piano straordinario fatto di slanci e miserie, di luci e di ombre, ma che testimoniò l’attenzione delle classi dirigenti dell’epoca per la città più importante d’Italia (tale sarebbe rimasta fino al 1918, fine della Prima Guerra Mondiale). Ma lasciamo alla loro epoca Agostino Depretis, che era Presidente del Consiglio, e Nicola Amore, che era sindaco di Napoli, e torniamo ai nostri giorni.

Il cantiere della stazione Duomo, come scritto, ha praticamente dimezzato piazza Nicola Amore per il traffico veicolare e ha reso difficoltoso il passaggio pedonale, possibile solo sui lati della piazza in passaggi che farebbero la gioia del primo Indiana Jones. Si tratta della linea 1 della metropolitana, la cosiddetta collinare perché appunto dopo aver attraversato il centro e la stazione ferroviaria centrale tocca anche i quartieri sulle alture cittadine, Vomero, Arenella, Rione Alto e Colli Aminei. Una linea conosciuta anche come metrò dell’arte, con stazioni e installazioni di arte contemporanea che dalla metà degli anni Novanta sono state progettate da architetti e artisti di fama mondiale: Gae Aulenti, Achille Bonito Oliva, Dominique Perrault, Àlvaro Siza, Alessandro Mendini, Nino Longobardi. La stazione Toledo, dell’architetto Òscar Tusquets, è considerata una delle più belle al mondo. Ma torniamo alla mitica fermata Duomo. Vedendo il rendering del progetto di Massimiliano e Dora Fuksas, si evince una struttura davvero futuristica, in ferro e vetro, quasi un riadattamento della celebre Nuvola all’Eur di Roma. Sarà questa copertura a consentire di vedere dall’esterno il Tempio dedicato al culto dei giochi isolimpici edificato dall’imperatore romano Augusto nel I secolo dopo Cristo (all’epoca pare si costruisse senza rendering). Straordinario ritrovamento archeologico che ha ulteriormente rallentato un cantiere che non si distingueva certo per velocità. Infatti i martelli pneumatici iniziarono a bucare la piazza dei “Quattro Palazzi” il 14 novembre 2001, quasi vent’anni fa. Nel frattempo la cornice neorinascimentale del luogo ha assistito fieramente immobile a ingabbiamenti, transennamenti, sbarramenti, sventramenti. Il commercio e l’artigianato, presenze storiche dell’economia terziaria della zona, sulla piazza come sul tratto marittimo di via Duomo, ha sofferto le pene dell’inferno, molte saracinesche si sono abbassate per sempre. E oggi il Comune annuncia trionfante: apriremo la stazione Duomo tra giugno e luglio! Speriamo del 2021. Al sindaco De Magistris, che si è già gettato anima e corpo nell’avventura delle elezioni regionali in Calabria, ha risposto a stretto giro il consigliere comunale Nino Simeone, presidente della commissione municipale trasporti, infrastrutture e lavori pubblici, scrivendo sempre su Facebook proprio sotto il post del primo cittadino: “Il solito show... ma a che serve? Certo, la stazione è bellissima e se tutto procede nel verso giusto sarà "funzionale" per settembre/ottobre, mentre i lavori per ultimare la stazione e il progetto di Fuksas si protrarranno per almeno altri 3 o 4 anni che si aggiungeranno ai precedenti 20 anni di attesa. Piuttosto, mi auguro che nel prossimo Consiglio comunale, mi dirai finalmente a che punto sono i treni? Aprire Duomo con lo stesso numero di treni di oggi... aumenterebbe gli attuali tempi d'attesa (già di per sé imbarazzanti) nelle stazioni”. Ricapitolando: il Comune di Napoli annuncia l’imminente inaugurazione di una stazione della metropolitana con un rendering, cioè con una simulazione di progetto concluso laddove invece c’è ovviamente ancora un cantiere aperto.

Questo mentre nella terza città d’Italia, Napoli, un’area metropolitana con oltre 3 milioni di abitanti, ogni giorno vengono negati ai cittadini i più elementari diritti di mobilità, complice un servizio inefficiente e un’inesistente gestione della manutenzione ordinaria del parco mezzi come della rete stradale (l’8 marzo un autobus di linea si è incagliato in una buca che si è aperta improvvisa al suo passaggio in via Aniello Falcone, al Vomero). Non nasce oggi e non con De Magistris, è il governo dell’effimero, dell’immaginario, della simulazione al computer che mostra ai cittadini una realtà virtuale meravigliosa, una città da Truman Show. Una pratica utilizzata non solo a Napoli, ma in diverse aree metropolitane d’Italia. Specchio di Comuni finanziariamente alla canna del gas, passati dal “partito dei sindaci” ai “sindaci che partono”, con classi dirigenti incapaci di elaborare nuove stagioni e nuove proposte per immaginare il futuro delle città.

E allora teniamoci i rendering: lì il mondo è colorato, bello, pulito e tutto funziona alla perfezione. Altro che il Tempio dell’imperatore Augusto! Meglio la simulazione al computer e l’inaugurazione dell’inaugurazione!

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