Un 57enne residente nel quartiere San Pietro a Patierno è stato denunciato dai carabinieri forestali della stazione di Napoli con l’accusa di gestione illecita di rifiuti.
L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, aveva stoccato parti di furgoni e camion demoliti all’interno di un fondo situato in Via Lufrano a Casoria, comune alle porte della città partenopea.
Come hanno riscontrato i militari, il terreno era impregnato di olio motore perché in terra battuta, nudo ed esposto alle intemperie. Inoltre, buona parte di questi scarti da demolizione erano stipati in alcuni container. Si ritiene che, probabilmente, tali scarti fossero destinati al traffico di rifiuti fuori Italia.
I carabinieri intervenuti sul posto hanno sequestrato 36 container pieni di rifiuti pericolosi e non, un altro utilizzato come officina e ben 40 camion. Uno di questi mezzi, come appurato dalle indagini, è oggetto di furto.
Quei rifiuti finiti in Tunisia
Quello della gestione dei rifiuti è un problema che nelle ultime settimane ha varcato i confini nazionali tanto che ha coinvolto anche la Tunisia. Nel Paese nordafricano, infatti, nel 2020 erano giunte circa 8mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziata esportate dalla ditta campana, con sede a Polla, Sviluppo risorse ambientali (Sra). Ad essere coinvolta nella vicenda anche la società tunisina Soreplast.
Tra maggio e luglio 2020 sono arrivati nel Paese nordafricano 282 container contenenti quasi 8 mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati raccolti in Italia. Di questi, 212 sono stoccati al porto di Sousse mentre altri 70 erano stati depositati nell'impianto della Soreplast di Moureddine, poi andato a fuoco lo scorso 29 dicembre.
In Tunisia il caso, oltre che giudiziario, non solo è diventato una questione politica ma ha suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica. Il materiale stoccato nel porto di Sousse sta ora per compiere il tragitto inverso. L'ambasciata della Tunisia in Italia e la Regione Campania hanno raggiunto un'intesa per il rimpatrio delle quasi 8 mila tonnellate .
Per
accertare le responsabilità nella falsificazione dei documenti su cui sono state rilasciate le relative autorizzazioni transfrontaliere sono state aperte due indagini, una dalla magistratura tunisina e l’altra da quella italiana.
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