Spesa sanitaria pro capite, Campania fanalino di coda

La Corte dei conti conferma che l’Italia viaggia a due velocità, con il meridione sempre più penalizzato

Spesa sanitaria pro capite, Campania fanalino di coda

Peggio della Campania ha fatto solamente la Basilicata, ma tra le ultime regioni d’Italia per ciò che riguarda la spesa sanitaria corrente pro capite c’è anche la Calabria. I dati forniti dalla relazione della Corte dei conti alla commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale sono impietosi e confermano che la nazione viaggia a due velocità. Le cifre sono chiare: il servizio sanitario non riesce a garantire al sud un’assistenza di qualità e a pagarne le conseguenze sono i cittadini. Spulciando il documento della Corte dei conti si può verificare che la spesa sanitaria corrente in Italia nel 2020 è stata in media di 2.120 euro pro capite. Al nord è stata di 2.139 euro, al centro di 2.165 euro, mentre al sud si è fermata a 2.046, una differenza evidente che mette nelle peggiori condizioni i cittadini del meridione.

Se andiamo nello specifico, regione per regione, emerge un quadro ancora più chiaro. Mentre il Molise ha registrato una spesa corrente pro capite di 2.539 euro, la Liguria ha avuto una spesa di 2.261 euro e l’Emilia Romagna di 2.218 euro. Fanalini di coda, a partire dall’ultima posizione, la Basilicata con 2.012 euro, poi la Campania con 2.014 euro e la Calabria con 2.029 euro. L’attuale situazione è stata evidenziata dalla stessa Corte dei conti che ha dovuto ammettere: “Nonostante il percorso di graduale avvicinamento ai livelli essenziali, il sistema sanitario non è in grado di garantire su tutto il territorio un’assistenza uniforme, per quantità e qualità”. Il divario tra nord e sud è cresciuto nel tempo senza che si intervenisse in maniera strutturale.

A quanto pare, il federalismo fiscale, come sottolinea il Corriere del Mezzogiorno, senza un preventivo riequilibrio della spesa sanitaria su base nazionale, finisce per favorire ancora di più le regioni più ricche, a discapito dei territori del sud, notoriamente in difficoltà economica. Seppure la Corte dei conti prova a rassicurare i cittadini del meridione sui proponimenti futuri, la situazione non cambia. “È stato avviato un processo di revisione dei fabbisogni – scrivono i funzionari dell’organismo di contabilità pubblica – con l’obiettivo di commisurarli a livelli di servizio standard da garantire sul tutto il territorio nazionale.

Il principio della standardizzazione dei livelli di servizio ha trovato una iniziale realizzazione con la revisione dei fabbisogni degli asili nido nel 2019 ed esteso alla funzione del sociale dal 2020”. In realtà, però, i requisiti dei bandi continuano a favorire i Comuni del nord.

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