Il nostro Natale è nato a New York, non a Betlemme

Babbo Natale, regali, albero e vetrine illuminate. Tutto è iniziato ai primi dell'Ottocento a New York

Il nostro Natale è nato a New York, non a Betlemme

Natale è nato a New York e si sa anche precisamente dove: all'angolo tra Rector Street e Broadway, nella parte più meridionale di Manhattan. Qui, il 6 dicembre del 1810, in un palazzo settecentesco più tardi abbattuto, si svolge la prima cena della Historical Society, un'associazione culturale e filantropica fondata da un gruppo di ricchi commercianti. La serata è dedicata a San Nicola, festeggiato appunto il 6 dicembre, ma da quel giorno in poi il vescovo della città turca di Myra, protettore di Bari e di altre decine di città in tutto il mondo, inizia un lungo percorso che porterà alla sua trasformazione in Babbo Natale. E nei decenni successivi, partendo da quella sera di dicembre, a New York andrà formandosi il Natale come lo conosciamo oggi. Non quello di Gesù Bambino e della fede, ma quello dei festeggiamenti pubblici e del commercio, fatto di regali ben infiocchettati e abeti stracolmi di decorazioni, di vetrine illuminate e pranzi sontuosi.

Il Natale americano nasce cristallizzando e sintetizzando influenze e suggestioni di diverse provenienze. Poi, tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento, invaderà il mondo, mescolandosi in ogni Paese con riti e tradizioni locali.

Ma per capire l'inizio della storia bisogna tornare alla cena del dicembre 1810, così come raccontata dallo storico Stephen Nissenbaum nel suo The battle for Christmas, pubblicato per la prima volta una ventina d'anni fa e finalista al premio Pulitzer. In quel periodo i membri dell'Historical Society, una buona fetta dell'elite newyorkese, sono preoccupati. La città ha triplicato in poco tempo gli abitanti, i nuovi immigrati sono in buona parte cattolici irlandesi che nel periodo tra Natale e fine dell'anno festeggiano secondo rituali che affondano nella notte dei tempi e che si riconnettono alle feste pagane del periodo in cui il lavoro dei campi è fermo. Il risultato è una via di mezzo tra Carnevale e Halloween: gerarchie e convenzioni sociali sono messe alla berlina, per le strade si balla e si beve fino all'ubriachezza. Il decoro dei cittadini è in pericolo.

Ritorno al passato

Per opporsi a questa situazione i vertici dell'Historical Society scelgono di recuperare le tradizioni del buon tempo antico, di quanto New York era una piccola colonia olandese dai costumi integerrimi. Decidono di chiamarsi Knickerbockers (nome che rimarrà e che letteralmente indica i pantaloni alla zuava indossati dai contadini dei Paesi Bassi) e uno dei discorsi presenta un volume illustrato che racconta la storia di Sinterklaas, il San Nicola degli olandesi, «il santo più venerato dagli antichi abitanti di New Amsterdam». In una delle figure, accanto al camino pendono una calza con dolci e regali e un bastone per punire i bimbi cattivi. Poco dopo un altro appartenente all'associazione, lo scrittore Washington Irving scrive un libro in cui meglio tratteggia il personaggio: «È un allegro vecchietto, soprannominato Sancte Claus (scritto con questa grafia; ndr) che si ferma sui tetti con il suo carro e scivola lungo i camini per portare doni ai bambini». Poco importa che gli storici abbiano dimostrato che nella New York dei tempi degli olandesi nessuno abbia mai festeggiato Sinterklaas e che la tradizione sia del tutto inventata.

Nel 1823 un altro aderente all'associazione storica, Clement Clarke Moore, pubblica una poesia che per due secoli verrà recitata in tutte le case americane e che è l'ultimo tassello della nascita del moderno Babbo Natale: il «Racconto della visita di san Nicola». Qui il vecchietto arriva su una slitta trainata dalle renne e anche in questo caso lascia i regali passando attraverso i comignoli. La notte, però non è più quella di San Nicola (che a New York in pochi festeggiavano), ma quella tra il 24 e il 25 dicembre. È ormai quest'ultimo il giorno che la nuova borghesia dei commerci prende l'abitudine di celebrare come affermazione dell'intimità e degli affetti familiari. E la consacrazione del nuovo significato culturale arriva dall'Inghilterra (ma è subito adottata oltre Oceano): nel 1843 Charles Dickens pubblica A Christmas Carol, il Canto di Natale. Il vecchio e tirchio Ebenezer Scrooge, visitato nella notte di Natale da tre spiriti (il Natale del passato, del presente e del futuro) si converte e trova la felicità riscoprendo i rapporti con il nipote e il mite impiegato Cratchit e suo figlio malato, il piccolo Tim. L'opera ha un successo immediato e contribuisce a tracciare la strada. Anche la Chiesa, per cui la festa dal significato liturgico fondamentale resta la Pasqua, finirà per adattarsi.

Abeti e vetrine

Non solo da questo punto di vista gli Stati Uniti, e più in particolare la Costa Est, continuano a rappresentare il centro di irradiazione e di elaborazione dell'immaginario natalizio. Nel 1880 il grande magazzino newyorkese Macy's inaugura le prime grandiose vetrine dedicate alle feste. Del 1882 è una rivoluzionaria novità tecnologica: in un negozio di Boston una slitta tirata da un gruppo di renne meccaniche si muove sullo sfondo di un paesaggio innevato. Dall'anno dopo l'innovazione arriva a Manhattan.

Dell'iconografia entrano quasi subito a far parte gli abeti decorati e in questo caso l'origine è sicuramente tedesca, anche se i dettagli restano confusi. Secondo la tradizione a contribuire alla popolarità del «Tannenbaum» è lo stesso Martin Lutero che durante un viaggio invernale resta impressionato dagli alberi da cui pendono sottili e lucenti ghiaccioli e decide di riprodurli per le feste. Per alcuni storici il punto di partenza sono invece i Misteri medievali, le sacre rappresentazioni organizzate nelle città tedesche nella notte del 24 dicembre: l'abete è l'albero da cui Adamo ed Eva colgono il frutto proibito e che con l'arrivo di Gesù in terra si trasforma in simbolo di speranza e di salvezza. Quale che sia la verità, la tradizione supera i confini grazie al principe Alberto, marito della regina Vittoria d'Inghilterra. È lui, principe tedesco (era un Sassonia- Coburgo-Gotha), a diffondere la moda alla Corte britannica. L'esempio reale viene seguito prima dalle famiglie aristocratiche inglesi e poi dalle altre case regnanti. In Italia è la regina Margherita, moglie di re Umberto I, ad adottare al Quirinale l'esotica usanza negli ultimi decenni dell'Ottocento. In America, però, l'albero fa già parte da tempo del paesaggio natalizio: a importarlo sono stati gli immigrati tedeschi particolarmente numerosi in Pennsylvania. Da lì alle strade di Manhattan il passo è breve.

Il trionfo del marketing

Persino la tradizione dei regali subisce l'influenza americana. L'usanza dei doni è antica almeno quanto i re di Roma: le strenne, «strenae» in latino, sono gli omaggi che le famiglie più ricche fanno ai loro clientes per la festa di Strenia, dea associata alla salute, in occasione delle calende di gennaio e dell'anno nuovo. In epoca moderna i regali prendono il posto delle strenne e vengono anticipati a Natale. Ma di solito e fino in età recente sono consegnati addirittura senza pacchetto o, al massimo, avvolti in un foglio di carta bianca o nocciola. Negli anni Settanta dell'Ottocento, invece, si scoprono la carta colorata, il cellofan e i nastri multicolori. Diventano di moda i Christmas package parties in cui l'alta borghesia americana si disputa con offerte sempre più alte le confezioni più elaborate, senza nemmeno sapere il contenuto del pacchetto. Su questa passione nasce qualche anno dopo una vera e propria multinazionale, Hallmark, specializzata in biglietti d'auguri e in quello che gli americani chiamano «gift dressing», la decorazione del regalo.

È la prima, artigianale, applicazione del marketing al tema natalizio. Il matrimonio diventerà definitivo quando dalla fine degli anni Venti la Coca Cola sceglierà come testimonial Santa Claus, contribuendo a fissarne in maniera decisiva l'immagine (vedi anche l'articolo in basso).

Dopo la seconda guerra mondiale, quando l'America diventa il modello economico e culturale di tutto il mondo occidentale, il Natale a stelle e strisce entra un po' alla volta nelle case di tutto il mondo. E anche per i bambini italiani i tradizionali San Nicola o Santa Lucia con i loro regali diventano sempre di più un ricordo. A prenderne il posto è un signore nato a New York meno di due secoli fa.

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