Il cavalletto è in posizione, l'obiettivo sistemato. Attraverso la lente del mirino, il maestoso edificio appare piccolo e lontano. Ancora un istante, la messa a fuoco, e poi click: il soggetto è catturato, impresso per sempre sulla pellicola. E infine sulla carta, per svelare colori, sfumature, particolari.
È il miracolo della fotografia, strumento unico per descrivere e raccontare, conoscere e viaggiare. Attraverso lo spazio e il tempo. Uno scatto su piazza San Pietro, a Roma, o sui Fori imperiali e il Colosseo, non parla soltanto dei luoghi turistici visitati ogni anno da milioni di persone. Parla anche di un grande impero, di una storia millenaria. Di una città sotterranea, ormai sepolta e inaccessibile, ma sempre pronta a rivelare i propri tesori. Come le rovine scoperte lo scorso anno sotto il Colle Oppio e subito immortalate per essere presentate al mondo.
La suggestiva immagine dello skyline di New York, osservata dall'altra riva del fiume Hudson, a Brooklyn, non racconta solo del progresso e della potenza dell'uomo moderno. Dell'Empire state building e della cattedrale di San Patrizio. Quello spazio inaspettato, il vuoto fra i grattacieli, ci ricorda come il mondo sia irrimediabilmente cambiato. Divulgare informazioni e salvare gli angoli incontaminati del nostro Pianeta. Sono questi gli obiettivi che animano i grandi fotografi del nostro tempo. Come Joel Sartore, pluripremiato professionista del National Geographic, la rivista che con le sue immagini racconta le bellezze del mondo. Da domani ogni venerdì nelle edicole con il Giornale arriva la collana «I luoghi della storia»: venti guide del National Geographic che porteranno i lettori in giro per il mondo. Scatti e testi. Colori, scenari mozzafiato, come quelli raccontati da Sartore: «Con le mie immagini di natura spero di trasmettere l'assoluta necessità di salvare i luoghi selvaggi e le specie minacciare. Nutro la speranza che, avendo davanti agli occhi la natura in pericolo, la gente decida di salvarla». Hanno fatto il giro del mondo le immagini della foresta amazzonica brasiliana irrimediabilmente ferita. Le strade che prendono il posto degli alberi, gli animali cacciati dal loro habitat. Raccontare un Paese attraverso la fotografia può servire anche a questo, a metterne in evidenza debolezze e contraddizioni. Sempre in Brasile, dove la grande foresta già da tempo ha lasciato il posto alle metropoli, i colori e l'allegria di Copacabana, a Rio de Janeiro, convivono con l'infinita miseria delle favelas. Il segreto di un buon fotografo è la curiosità, prestare la massima attenzione alle persone e a ciò che hanno da raccontare e da mostrare. «Mi interesso realmente alla loro vita», dice Sartore. Che non dimentica l'importanza del rispetto: «Se mi trovo a scattare fotografie nella proprietà di qualcuno, mi comporto come se fosse la mia, lasciandola nelle stesse (o migliori) condizioni di come l'ho trovata. Se ho a che fare con gli animali, cerco di disturbarli il meno possibile». Un buon servizio è il frutto di studi approfonditi.
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