La natura si mette in posa per protesta

L’ultima provocazione estetica di De Conciliis

Laura Gigliotti

«I tuoi lavori, il tuo stile è esplosivo e mi prende fino alla fine dei nervi», scrive in una lettera Charles Bukowski. L’arte a cui lo scrittore si riferisce è quella di Ettore De Conciliis, protagonista di una mostra al Vittoriano aperta fino all’8 novembre (catalogo Skira), di paesaggi e nature morte, due generi classici per eccellenza. Fra i suoi soggetti la Valle del Tevere intorno a Fiano, fra Roma e l’Umbria (come i grandi paesaggisti, da Lorrain a Corot), la superficie specchiante dell’acqua del fiume, il rigoglio della natura nelle diverse stagioni, i campi fioriti in primavera, i rossi aranciati degli alberi in autunno. Dalla natura reale senza l’uomo alla natura messa in posa dall’uomo. Le peonie, i limoni, i melograni, le pere, raggelati, fermati nel tempo delle nature morte.
Le opere in mostra, una quarantina, fascinosi i pastelli, abbracciano la sua produzione dal 1979 al 2006. L’artista avellinese, che vive fra Italia e New York, dove ha esposto nelle maggiori gallerie, alla formazione d’origine accompagna la conoscenza della pittura murale di Siqueiros e della cultura figurativa americana dell’Ottocento.
Un pittore indifferente al retaggio delle avanguardie, che propone la sua ricerca di bellezza al di fuori dei laboratori della critica.
De Conciliis inizia a dedicarsi ai paesaggi negli anni Ottanta, subito dopo il Memoriale di Portella della Ginestra, un percorso scandito dalla pietra nel luogo dell’eccidio. Nel ’65 la sua pittura civile si esprime nel murale della pace nella chiesa di San Francesco di Avellino che suscita discussioni e polemiche. È un’opera di taglio civile, un intervento sul territorio, di land art, anche Il parco della pace che sta realizzando nei pressi della Pisana (aprirà nel 2007), dedicato alle tre religioni monoteiste.
Si tratta in buona sostanza di lavori che presuppongono un impegno etico oltre che estetico. Non diversamente dalla pittura di paesaggio. Come ieri erano i fatti sociali, oggi è la natura minacciata a provocare la presa di posizione del pittore.

«Contro l’accademia delle brutte arti», scrive Marina Pizziolo, perché «scegliere di ritrarre la bellezza significa protestare il proprio bisogno di natura e di poesia, e contro l’algida perfezione delle macchine».
Complesso del Vittoriano (entrata Ara Coeli). Orario: tutti i giorni 9.30-19.30. Fino all’8 novembre.

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