Stretta tra la morsa della crisi globale e lavanzata della concorrenza distorsiva del Far East, dove la capacità di produzione è aumentata oltremisura insieme ai fondi pubblici a sostegno, lindustria cantieristica europea vive giorni difficili. Il calo record prossimo all80%, con ordinativi passati dai 2,1 milioni di tlsc (ton di stazza lorda compensata) del 2008 agli 0,5 dello scorso anno, ha messo a forte rischio un comparto che a livello continentale occupa 130mila addetti, dei quali 12mila in Italia: cifre che, considerando lintera filiera, salgono a 500mila in Europa e a 55mila da noi. Pressoché azzerate le commesse nellambito del naviglio standard, la cantieristica europea ha visto scendere in un anno la propria quota di mercato dal 5% al 3%, con una diminuzione attutita soltanto dagli ordinativi di navi hi-tech. E se la domanda di ferry è stata pressoché nulla, nel comparto delle navi da crociera si è registrato, nel 2009, un solo ordine, aggiudicato da Carnival a Fincantieri, mentre nellambito dei mega yacht sono state assegnate due commesse, a Perini Navi e al gruppo triestino, rispettivamente per un mezzo di 73 metri e unimbarcazione di 140 metri. Dallinizio dellanno sono state ordinate, a livello mondiale, solo due navi da crociera, entrambe dal gruppo Carnival. «Ce le siamo aggiudicate con uno sforzo notevole per battere la concorrenza - sottolinea Giuseppe Bono, ad di Fincantieri - ma se il successo ci rende orgogliosi e fiduciosi di restare protagonisti mondiali nella costruzione di navi ad alto valore aggiunto, non possiamo nasconderci la dura realtà. Ed è in questi mesi che la cantieristica deve porre le basi per sopravvivere e avviare una nuova stagione di sviluppo». Una constatazione condivisa dalle 33 regioni sedi di cantieri navali che giorni fa hanno posto il Parlamento Ue di fronte a uno scenario allarmante, chiedendo un pacchetto di misure di sostegno: «A oggi oltre 100mila posti in questo settore sono già stati toccati dalla crisi nel Vecchio continente (quasi 10mila in Italia) e se la tendenza non sinverte il loro numero potrebbe salire entro lanno a quasi 300mila, 20mila dei quali nelle nostre imprese».
In un contesto di crisi generale, la situazione dei cantieri italiani non è ancora drammatica come in Francia, Danimarca, Svezia e Finlandia, tra chiusure e licenziamenti: Visentini e Mariotti sembrano reggere il colpo e, mentre Cantieri Apuania soffre, il gruppo triestino, 8 cantieri in Italia con 9.200 dipendenti (più 1.650 negli Usa), tiene botta diversificando la produzione e ricorrendo a strumenti congiunturali: 1.200 persone in cassa integrazione con la previsione che entro fine anno salgano a circa 1.600. Di fatto gli ordini già in portafoglio, sebbene assommino 10 navi (è il 50% delle commesse sul mercato mondiale del cruise), per un totale di circa 6,2 miliardi di dollari (11 miliardi di euro le commesse complessive nel portafoglio di Fincantieri), non arrivano a saturare la capacità di tutti i siti produttivi.
«Entro il 2011 - afferma Bono - riusciremo a riassorbire la cassa integrazione e a ripartire, agganciando la ripresa del settore. Il nostro bilancio è solido, con 3,2 miliardi di euro fatturati nel 2009», per oltre il 50% allestero. Una quota destinata a salire, mentre già è cambiata la suddivisione percentuale tra produzione di imbarcazioni civili e militari, con la prima (relativa a cruise e ferry) scesa in un anno dall80% al 70%. E se Fincantieri, quinto gruppo navalmeccanico al mondo, sta riprendendo la tradizione viva fino a qualche decennio fa di fornitore di numerose Marine militari, con ordini da India, Irak, Turchia ed Emirati Arabi, ha già intrapreso la strada della diversificazione. Con una doppia commessa da oltre 130 milioni negli Usa, per ununità di ricerca ittiologica e oceanografica e 30 imbarcazioni per la Guardia costiera americana, nonché entrando nel consorzio con Boeing in gara per 80 hovercraft destinati alla Us Navy.
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