Una nazionale in libera uscita

Una nazionale in libera uscita

Mai viste tante fotografie, resoconti e in­te­rviste alle signore e signorine dei cal­ciatori. Si vede che l'articolo tira, la bellezza di una donna ha la meglio, per fortuna, sulla qualità del gioco. I trucchi degli allenatori nul­la hanno a che fare con il make up delle cosi­dette wags, mogli e fidanzate.

Ma la domanda sorge spontanea: di quanti giorni di libertà stanno godendo i calciatori in questo campionato europeo?

Ogni due per tre si aprono le porte e c'è il li­bera tutti, finiti i tempi del ritiro da caserma e da convento, opportuno socializzare e prati­care vita di relazione. Dicono così i motivato­ri e gli esperti di psicologia applicata allo sport. Vengono alla mente i giorni di Spagna '82 e il ritiro azzurro di Pontevedra. Bearzot soffriva di insonnia e, dunque, era portato, nella deambulazione notturna, a controllare i movimenti, non tattici, dei suoi campioni. Spesso incrociava Tardelli e Oriali afflitti dal­lo stesso problema, non prendevano sonno e bighellonavano sotto le stelle spagnole. Bear­zot concesse due giorni di libertà in tutto alla squadra, durante l'intero ritiro mondiale.

Le spose e morose degli azzurri, dalla Bordon, al­la Collovati, dalla Rossi alla Antognoni, era­no presenti in numero sostanzioso e interes­sante alla manifestazione. Venne fuori anche la storiella goliardica dell'omosessualità di un paio di giocatori nostrani, Rossi e Cabrini per ricordare, causata da una battuta di due giornalisti (uno era lo scrivente). Il dialogo si sviluppò così: «Non sentite la necessità di in­contrare più spesso le vostre signore, come fanno belgi e argentini?», risposta di Rossi: «No, a noi va bene così, io e Tony stiamo in ca­mera assieme e ci divertiamo...». «Ah abbia­mo capito perché Cabrini sculetta in campo, potreste provare anche con un po' di rosset­to… », robetta da asilo mariuccia ma trattava­si di semplice cazzeggio nei locali antichi del­la casa del Baron. Un terzo presente spiazzò tutti e riportò la questione non come gag. Il tutto accadeva alla vigilia di Brasile Italia, la stampa di Rio e dintorni ci affondò le zanne e gli azzurri, ovviamente, reagirono malissi­mo, prima battendo i brasileri, poi vincendo il mondiale.

Il ricordo serve al parallelo con il logorio del football moderno, laddove non è possibi­le dialogare con i calciatori off the record , se non in occasione delle noiosissime e blinda­te conferenze stampa, e soprattutto perché l'argomento non viene ritenuto politicamen­te corretto, come Antonio Cassano può testi­moniare e Alessandro Cecchi Paone confer­mare. Sta di fatto che Prandelli ha concesso più di un'ora d'aria ai nostri prodi, raggiunti tutti o quasi dalle loro consorti o amiche.

Quasi tut­ti, perché, ad esempio il capitano, Gigi Buf­fon, è rimasto un uomo solo al comando. Sua moglie, Alena Seredova, ha preferito restare accanto ai figli e attendere eventualmente la finale.

Quando Piero Chiambretti le ha riferi­to, in diretta radiofonica, su Radio 2 durante Chiambrettopoli , che Gigi e gli altri azzurri avevano esaudito un voto, dopo la qualifica­zione sull'Irlanda, andando a piedi, di notte, per 25 chilometri, e rientrando la mattina alla sei, per raggiungere un convento di frati, la Se­redova candidamente ma con energia ha re­plicato testualmente: «Penserete forse che si­ano andati a puttane, a piedi?». Bei tempi, quelli di Pontevedra.

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