Nikola Kastratovic ha 31 anni. Gli ultimi 10 li ha vissuti come fossero "in un incubo" perché a causa di uno scambio di persona è stato condannato a 12 anni di reclusione. "Mi sento come chi è appena uscito dall'inferno", racconta il giovane finito coinvolto giudiziariamente in una rapina senza che lo fosse davvero.
Cosa è successo
È la notte del 3 gennaio 2013 quando a Gazzolo d'Arcole, nei pressi di Verona, un uomo si intrufola in una villa per rubare ogni oggetto prezioso. La vicenda si conclude con una sparatoria. Nikola per questo fatto viene arrestato, detenuto e condannato a 12 anni nonostante quella sera lui fosse in Serbia "a festeggiare il Capodanno con amici". Intervistato dal Corriere del Veneto, racconta che la prima reazione che ha avuto una volta che la Corte d'Appello di Venezia ha ribaltato il primo grado assolvendolo per non aver commesso il fatto è stato un pianto liberatorio dopo un decennio di calvario. "Vivevo in costante stress e paura di ciò che il nuovo giorno avrebbe portato, dopo tutto quello che io e la mia famiglia avevamo già passato onestamente era molto difficile andare avanti. Non è facile convivere con quel pensiero, è terribile non sapere cosa avrebbe portato il domani...", spiega il trentenne. La sua più grande paura, infatti, dopo aver passato 12 mesi detenuto era la possibilità di tornare in cella.
Chi lo ha aiutato
Mentre la sua forza è stata la fede in Dio e il suo avvocato. "In quei momenti così difficili ho confidato solo in Dio e nelle capacità del mio avvocato Fabiana Treglia che mi incoraggiava ad avere fiducia, perché la verità sarebbe venuta a galla. Ci sono voluti 10 anni, ma ora che la mia innocenza è stata finalmente riconosciuta, posso credere di nuovo nella giustizia", racconta Nikola. Lo hanno aiutato molto anche una coppia di amici e soprattutto sua moglie. Quest'ultima, certa dell'innocenza del marito, nonostante una prima condanna a 12 anni è rimasta al suo fianco. Una vicenda che gli ha creato non pochi problemi anche in Serbia, dove abita. "Ho avuto problemi per questa vicenda. Ora lavoro da molto tempo, ho creato una famiglia, che è la gioia più grande della mia vita, e ho avuto una bellissima figlia. Per quanto riguarda il futuro - continua - vorrei avere altri figli ed educarli a diventare persone buone, laboriose e oneste, come hanno fatto i miei genitori con me". Il periodo più duro in assoluto è stata la detenzione. Arrestato al confine croato, trascorre due mesi e mezzo in prigione. "Per me che sono serbo è stato difficilissimo".
Le condizioni in carcere
A chi lo intervista spiega di non volerne parlare perché è stato un stress mentale e fisico troppo grandi. Situazione diversa in Italia dove le difficoltà non erano dovute alla condizione del carcere in cui era recluso ma all'incontro con i suoi genitori. "Quando è venuta a trovarmi mia madre non pesava nemmeno 30 chilogrammi dal dispiacere per me. Le dissi “mamma, non venire mai più a trovarmi”, perché mi era molto difficile vederla in quello stato. Mio padre è venuto in Italia per starmi più vicino, e non potrò mai dimenticare che per mettere da parte ogni denaro per me, ha preso il cibo dalla Croce Rossa. Quel periodo è stato atroce, ma dovevo essere forte soprattutto per mia madre, che ha anche avuto un infarto!".
Per questo Nikola Kastratovic chiederà un risarcimento "anche se la mia salute e quella della mia famiglia non possono essere compensate da nessuna somma di denaro". E a chi vive una situazione simile alla sua consiglia di non arrendersi perché "la verità prima o poi emerge".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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