"60 migranti morti di fame e di sete sul barcone". Nuova tragedia nel Mediterraneo

I trafficanti di uomini continuano a mandare i migranti a morire: 25 persone recuperate dalla Ocean Viking hanno raccontato che altre 60 sarebbero morte durante la traversata

"60 migranti morti di fame e di sete sul barcone". Nuova tragedia nel Mediterraneo
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La nave Ocean Viking della Ong Sos Mediterranee, ieri ha effettuato un intervento nel Mediterraneo centrale, recuperando 25 migranti che si trovavano a bordo di un gommone. Quelle persone, riferiscono dall'equipaggio della nave, hanno raccontato circa "60 persone sono morte durante il viaggio, tra cui donne e almeno un bambino". Dalla Ocean Viking riferiscono che "sono partiti da Zuwara 7 giorni prima di essere salvati e il motore si è rotto dopo 3 giorni, lasciando la barca alla deriva senza acqua e cibo".

Due migranti portati a bordo della nave battente bandiera norvegese sono stati evacuati questa mattina dalla Guardia costiera italiana, che tramite un elicottero li ha portati in Sicilia, dove sono stati affidati alle cure dei medici. L'organizzazione riferisce che a bordo ci sono 12 minori e, di questi, due avrebbero meno di 13 anni. Subito dopo il primo intervento, alla nave è stato assegnato un porto dalle autorità italiane ma, nel tragitto, ha effettuato un altro intervento, recuperando altro 100 migranti che si trovavano a bordo di un barchino in legno. "I trafficanti di esseri umani sono gli stessi che trafficano armi e droga. Portano queste persone qui con il miraggio di venire a lavorare e avere una vita migliore", ha dichiarato Antonio Tajani durante il convegno "Le nuove schiavitù" organizzato dall'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede.

Il riferimento del ministro degli Esteri è alle organizzazioni che operano sulle sponde africane del Mediterraneo e organizzano le traversate della morte con barchini evidentemente inadatti alla navigazione, pronti a naufragare appena fuori dalla linea di costa. "Ho ascoltato storie allucinanti di ragazze per esempio etiopi che venivano violentate più volte davanti ai padri e fratelli perché volevano che fossero pagati più soldi per farle partecipare ai viaggi della speranza verso l'Europa", ha proseguito il vicepremier, sottolineando che "il percorso della disperazione non inizia e finisce in Italia o in Europa, dove magari le donne vengono sfruttate attraverso l'abuso del loro corpo".

Nel frattempo sono ripresi gli sbarchi, ampiamente annunciati dai propagandisti e dai trafficanti, a Lampedusa. In 107 sono approdati fra la maggiore delle Pelagie e l'isolotto di Lampione.

Hanno dichiarato di essere partita da Mahdia e da El Shaba, in Tunisia, e da Zuwara, in Libia. Nel pomeriggio di ieri le autorità avevano proceduto allo svuotamento dell'hotspot, utilizzando un traghetto di linea e un volo charter per Bologna.

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