"Abilitazione: ho provato a mettermi dalla parte dei docenti"

In assenza di docenti abilitati, le scuole pubbliche paritarie hanno dovuto ricorrere a personale non abilitato per il quale sussiste una reale impossibilità ad abilitarsi per l’assenza di concorsi abilitanti. Il ministro Valditara ha promesso un intervento per porre fine a questa ingiustizia

"Abilitazione: ho provato a mettermi dalla parte dei docenti"
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È cosa nota: i docenti delle scuole pubbliche paritarie vivono, fra le tante ingiustizie, una situazione molto difficile che lede la loro dignità: infatti, in assenza di docenti abilitati, le scuole pubbliche paritarie, negli anni, hanno dovuto ricorrere a personale non abilitato per il quale sussiste, per un triste e drammatico paradosso, una reale impossibilità ad abilitarsi per l’assenza di concorsi abilitanti. Il cane che si morde la coda. È doloroso il dirlo ma è così: conseguentemente, le scuole paritarie sono costrette, pena la nullità del contratto, ad assumere i docenti non abilitati a tempo determinato. Per ben sette anni, a rigore di contratto di settore, le scuole paritarie possono tenere questi docenti a tempo determinato, anche contro la loro - dei Gestori delle scuole - espressa volontà. I docenti in questa situazione si vedono lesi nella loro dignità, perché, con un contratto a tempo determinato, non possono pensare nè a sposarsi nè a mettere al mondo dei figli, figuriamoci ad accendere un mutuo.

Si tratta di una palese ingiustizia, perché ciò che conta, ed è bene ricordarlo, è il diritto alla libertà di scelta educativa della famiglia, è il diritto di apprendere degli studenti, è il diritto alla libertà di insegnamento dei docenti, senza alcuna discriminazione economica. Tre diritti negati che generano, inevitabilmente, una situazione chiaramente non equa. Per questo motivo concordo sulle dichiarazioni del ministro Valditara che, intervenendo, il 5 Giugno, a Milano, al convegno “A cosa serve la scuola?”, evento organizzato a Palazzo Pirelli dal network di associazioni “Sui tetti” con le conferenze Usmi e Cism, ha affermato: "Proporremo un emendamento a un prossimo decreto legge, per far sì che i 36 mesi di insegnamento in una scuola non statale siano equivalenti a quelli nella scuola statale". Anche gli insegnanti precari delle paritarie, quindi, con almeno 36 mesi di servizio, potranno partecipare al concorso riservato che sarà bandito, pare prima dell’estate, dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, per l’assunzione di circa 35mila docenti.

Un primo passo che restituisce dignità ai docenti delle scuole paritarie considerati, negli anni, docenti di serie B. Un grande passo di civiltà che consentirà a tutti i docenti precari delle scuole paritarie di abilitarsi e, finalmente, di avere un contratto a tempo indeterminato. Quest’ultimo darà loro la possibilità di progettare una famiglia, una vita, e di ritornare a guardare con speranza al futuro. Certamente la partecipazione a questo concorso potrebbe avere la conseguenza che i docenti delle scuole paritarie che si abilitano, scelgano la scuola statale, abbandonando la scuola paritaria, che li perderebbe. A questa obiezione mi pare giusto rispondere che la libertà dei docenti è un bene maggiore. Mi chiedo: cosa preferiscono i docenti delle scuole paritarie? Abilitarsi e avere la possibilità di scegliere dove svolgere il loro servizio o attendere un corso abilitante solo per la scuola paritaria senza aver diritto di scelta? Chi desidera restare lo farebbe in ogni caso. In sostanza, perdere l’occasione del concorso straordinario estivo vorrebbe dire non far abilitare i docenti, nella certezza di poterli trattenere, a tempo determinato. Qualche dubbio sull’eticità dell’operazione, francamente, mi sorge.

Concordo, quindi, sulla posizione di chiedere concorsi abilitanti per i docenti delle scuole paritarie, che fungano da immissione in ruolo nella scuola statale, semplicemente per sanare una ingiustizia contrattuale, senza rimandare ulteriormente la soluzione. Se per varie ragioni (tra cui purtroppo quella economica), quei docenti decidono di passare alla scuola statale, si impegneranno comunque per il bene degli studenti, arricchiti dell’esperienza maturata nella paritaria. Ritorniamo sempre allo stesso punto: con la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa, il precariato andrebbe in soffitta. Pertanto è fondamentale che la legge di bilancio dia un aiuto sostanziale alle famiglie, pari al 70% del Costo Medio Studente, affinché queste possano pagare in modo diretto o indiretto la retta: si salverebbe il pluralismo educativo, si eviterebbe il monopolio educativo, si risparmierebbero 5.600.000.000 euro (800.000 allievi per 7.000, Costo Medio Studente, denari che si riverserebbero nelle casse dello Stato).

La questione deve essere chiara a tutti: non è la scuola paritaria che rivendica dei diritti: i diritti rivendicati sono quelli dei genitori che devono scegliere la scuola per i figli, degli studenti che devono essere liberi di apprendere, dei docenti che devono essere

liberi di insegnare. Genitori, studenti e docenti: tre categorie che attendono da decenni la garanzia dei loro diritti, meglio, la garanzia di un unico diritto: la libertà sancita dalla Costituzione. È giunto il suo tempo.

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