Le carceri italiane sono una polveriera pronta e esplodere. Anzi, in alcuni casi sono già più che detonate. Il sovraffollamento è solo uno dei problemi che si riscontrano nelle case circondariali italiane, dove la violenza è all'ordine del giorno, sia tra detenuti che nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria deputati al controllo all'interno delle strutture. In proporzione, la popolazione straniera all'interno delle carceri è superiore rispetto a quella dei detenuti locali ed è dai primi che provengono la maggior parte delle aggressioni nei confronti degli agenti. Una situazione che è diventata insostenibile, tanto che sono numerosi i poliziotti che arrivano alle dimissioni, stanchi e impauriti da quel che accade.
Il sindacato Osapp della Polizia Penitenziaria ha denunciato tutto questo, sottolineando proprio le difficoltà che si incontrano nelle carceri con i detenuti stranieri che provengono dalle carceri libiche. Le denunce sulle condizioni detentive in Libia sono note ma questo è anche uno dei Paesi da cui partono la maggior parte dei migranti irregolari che poi raggiungono l'Italia. Spesso, prima di riuscire a superare il confine internazionale, vengono intercettati dalle motovedette libiche e, in ragione del tentativo illegale di uscire dal Paese, o spesso per la clandestinità nel territorio, vengono incarcerati. Quando vengono liberati riprovano a mettersi in mare e così via, finché non raggiungono l'Italia. Che però non ha niente da offrire per gli irregolari. Finiscono, così, risucchiati nella spirale della criminalità e poi in carcere, dove "si autolesionano, aggrediscono il personale e cercano di evadere, prendendo di mira gli agenti di polizia penitenziaria".
Così ha spiegato il segretario generale del sindacato Osapp, Leo Beneduci, la situazione nelle carceri italiane, ostaggio di delinquenti che, spesso, fanno branco aumentando la loro pericolosità. "I detenuti si ritrovano in celle sovraffollate, sorvegliate da un singolo agente impreparato a gestire situazioni così complesse. Questi casi dovrebbero essere presi in carico da esperti all'interno di reparti detentivi gestiti da sanitari e funzionari giuridico pedagogici", ha spiegato ancora Beneduci, che raccoglie quotidianamente le denunce degli agenti. "in un istituto, recentemente, due poliziotti neo-agenti hanno rassegnato le dimissioni, sopraffatti dalla pericolosità della situazione. Il detenuto problematico è stato poi trasferito, solo per mettere sotto scacco un altro istituto", ha proseguito, sottolineando anche che non si tratta di un fatto isolato.
"Sempre più agenti preferiscono licenziarsi piuttosto che lavorare in queste condizioni disumane, con un'amministrazione incapace di gestire soggetti esagitati", ha spiegato. "Le aggressioni contro il personale sono all'ordine del giorno. I detenuti, soprattutto quelli immigrati passati per la Libia, portano con loro un bagaglio di sofferenza che esplode tra le nostre mura.
Sono gli agenti a pagarne il prezzo, trovandosi a fronteggiare situazioni per cui non sono stati né formati né attrezzati", prosegue nella sua denuncia Beneduci, chiedendo "interventi immediati e concreti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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