La faccia del boss ricostruita con la "age progression". E' caccia a Giovanni Motisi

Le foto, le ultime delle quali risalenti alla fine degli anni '80 e '90, sono state rese più verosimili alla sua attuale età grazie a una speciale tecnologia

La faccia del boss ricostruita con la "age progression". E' caccia a Giovanni Motisi
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La polizia di Stato prosegue con le sue indagini per riuscire a stanare l'ultimo importante boss di Cosa Nostra legato alla fase stragista, ovvero Giovanni Motisi: sparito dai radar fin dal 1988, quest'ultimo è inserito nell’Elenco dei latitanti di "massima pericolosità" del "programma speciale di ricerca" del Ministero dell’Interno.

Nonostante il fatto che siano passati 36 anni, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, che coordina le attività delle forze dell'ordine per catturare il boss, non ha mai gettato la spugna, anzi. Approfittando delle possibilità che si sono aperte per gli investigatori grazie alle nuove tecnologie, col prezioso contributo della polizia scientifica, alcune foto di Giovanni Motisi risalenti agli anni '80 e alla fine degli anni '90 sono state infatti "attualizzate" per agevolare un eventuale riconoscimento facciale del latitante.

Si tratta della cosiddetta tecnica della "age progression", che in sostanza rielabora i caratteri somatici e la fisionimia del volto del ricercato adattandoli a quella che dovrebbe essere ovviamente la sua attuale età anagrafica. Come spiegato dagli esperti, questa tecnologia consiste nel generare un "invecchiamento fisionomico progressivo" del soggetto in esame, partendo dall'analisi approfondita e quindi dalla attualizzazione di alcuni specifici profili antropometrici che contraddistinguono la famiglia di appartenenza del ricercato.

Grazie a questa attività tecnica è stato possibile per gli investigatori realizzare dei nuovi identikit in cui spiccano delle possibili variazioni dei connotati del volto di Motisi, diffondendo i quali sarà possibile fornire agli agenti che operano sul campo delle immagini più adatte a identificare il pericoloso latitante, ma al contempo mostrando il volto del boss anche ai cittadini che potrebbero in caso di avvistamento dare una grossa mano agli investigatori del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Palermo.

Condannato all'ergastolo con sentenze definitive, Motisi è ritenuto colpevole di una lunga sertie di reati, dall'associazione per delinquere di stampo mafioso, fino ad arrivare all'omicidio, alla strage, al porto e alla detenzione abusiva di armi da guerra, all'incendio doloso e infine anche all'estorsione.

Nato come pasticciere, il boss è stato uno dei membri di spicco di quella che viene definita l'ala stragista di Cosa Nostra, agendo spesso e volentieri in prima persona. Tra gli omicidi più celebri quello del vice questore aggiunto Antonino Cassarà a Palermo il 6 agosto del 1985 e quello dell’agente di scorta Roberto Antiochia.

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