"Ma chi vi trattiene qui?". Lo sfogo dell'immigrata contro i "bulli" del capodanno

Gli insulti all'Italia degli immigrati di Milano non sono andati giù a Vana, a sua volta immigrata nel nostro Paese: "Se proteggi l'immigrazione molesta, chi paga il conto sono gli immigrati che seguono le leggi"

L’assalto alla statua di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano la notte di Capodanno
L’assalto alla statua di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano la notte di Capodanno
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Insulti contro l'Italia e contro i poliziotti, violazione delle barriere a tutela della statua equestre di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo, volto coperto con un passamontagna. Così i giovani immigrati di seconda generazione hanno festeggiato il capodanno nella Milano delle zone rosse, pubblicando online i video della loro sovversione. Una sorta di rivendicazione, di sfida quasi alle istituzioni, che conferma l'esistenza di un problema legato ai "nuovi italiani", come vengono chiamati da una certa politica. "Fanculo Italia", "Polizia di merda", sono solo alcuni degli improperi rivolti a favore di telecamera e poi diffusi tramite i social, attraverso i quali sono diventati virali. Se da un lato c'è chi li giustifica, parlando di "ragazzate" e di "goliardate" da ultimo dell'anno, dall'altra c'è chi prende sul serio quegli atteggiamenti. E non è solo una questione politica, perché gli immigrati che nel nostro Paese lavorano, studiano e si creano una vita regolare si sentono fortemente minacciati da questi comportamenti, come dimostra lo sfogo di Vana, albanese da tanti anni in Italia, che non ci sta a essere accomunata a certi soggetti.

"Io sono immigrata e mi danno sui nervi gli immigrati che odiano il Paese che hanno scelto per vivere. Ma chi cavolo vi trattiene qui? Andatevene in posti che amate, Liberateci dalla vostra presenza nociva", scrive su X a corredo del video "incriminato". Le sue parole hanno aperto una discussione costruttiva su chi siano davvero questi giovanissimi e su quale sia la loro provenienza familiare e viene fatto notare che, il più delle volte, si tratta dei "figli degli immigrati che si spaccano le ossa per lavorare e rispettano molto, ma molto più dei loro figli, la nazione che li ospita e da loro una migliore condizione economica". E viene sottolineato come siano proprio questi comportamenti a generare le tensioni sociali di cui loro stessi si lamentano, che vanno a colpire soprattutto chi cerca di integrarsi. "È questo che non capisce la sinistra. Se proteggi un certo tipo di immigrazione molesta, chi pagherà il conto non sono loro e neanche gli italiani. Saranno gli immigrati che vivono seguendo e rispettando regole e leggi contribuendo alla crescita dell'Italia", scrive ancora Vana, che conosce bene l'argomento.

Come tante donne, e in generale cittadini, che vivono le città italiane nel rispetto delle regole, Vana con una certa rabbia esprime le paure che ormai sono comuni a tutti: "Basta che si levino dalle scatole. Almeno possiamo uscire la sera senza paura".

Lei che non è nata in questo Paese, ma l'ha scelto per viverci trasformandosi a tutti gli effetti in un'immigrata, oggi non vuole che la sua storia, e quelle delle persone a modo come lei, venga confusa con quella dei soggetti come quelli protagonisti del video e vuole protestare, alzare la testa, affinché anche la sua voce possa essere ascoltata.

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