Scarpe da ginnastica, jeans strappati e una maglietta scura a maniche corte. E poi il braccio destro puntato in avanti, il pugno chiuso e il solo dito medio alzato. La fotografia è in bianco e nero e risale al 2019 quando il Süddeutsche Seitung Magazin le chiede di fare una intervista a cui rispondere solo a gesti. Sotto il vaffanculo, la domanda "Il tuo messaggio a Matteo Salvini?". Stesso articolo, altra fotografia, sempre in bianco e nero. La domanda: "E a Carola Rackete?". Pia Klemp, l'attivista tedesca (è nata a Bonn) al timone della Louise Michel, risponde alzando il braccio sinistro: pugno chiuso e scatto. Ecco l'essenza della capitana che Bansky ha pagato l'ormai nota nave dallo scafo rosa. Una capitana che, prima di tutto, si definisce "antifascista". "Non vedo il salvataggio in mare come un'azione umanitaria - spiegò in una intervista al Guardian - ma come una forma di lotta antifascista".
I suoi occhi sono chiari. I capelli pure, forse anche frutto delle giornate passate al largo, sotto il sole. Un anello di metallo le fora la narice destra del naso. Nelle fotografie scattate quando era al timone della Sea Watch 3, si intravedono i tantissimi tatuaggi che le colorano braccia e gambe. Raccontano la sua passione per il mare. Ci sono piovre e megattere, pinguini e gabbiani. Lungo lo stinco destro un altro pesce, enorme, corre verso il piede. Nei giorni scorsi ben 178 clandestini sono stati fatti sbarcare dalla Louise Michel nel porto di Lampedusa. Lì la nave rimarrà per una ventina di giorni almeno dato che è stata sottoposta a fermo amministrativo per aver violato il codice di comportamento delle ong. Dopo il primo intervento al largo della Libia, l'Ong se n'è infatti infischiata della disposizione di raggiungere Trapani e ha puntato lo scafo della Louise Michel verso altri barconi su cui si stava già dirigendo la Guardia costiera.
Ventiquattr'ore dopo il fermo, l'ong di Banksy ha subito sfidato l'Italia. "Prenderemo tutte le misure necessarie per combattere questo fermo". Misure giuridiche, ovviamente. Ma non ci stupiremmo se dovessero spingersi oltre. La Klemp, oggi 39enne, non si è mai fatta problemi a calpestare le leggi italiane. E per questo è già stata sotto inchiesta. Il procedimento risale a quando era al timone della Iuventa. L'accusa? Ovviamente favoreggiamento dell'immigrazione irregolare, pena per cui si rischia fino a vent'anni di carcere. Una condanna che, ipotizziamo noi, sembra non averle mai fatto paura vista la sfrontatezza con cui in più di un'occasione ha sfidato il governo italiano. Con la stessa sfrontatezza ha rifiutato nel 2019 un'onorificenza conferitale dal Comune di Parigi perché in disaccordo con le politiche migratorie francesi.
Quando quattro anni fa l'ha voluta alla guida della nave intitolata all'anarchica femminista Louise Michel, Banksy l'ha definita "un tipo tosto". Oggi gli ultrà dell'accoglienza l'hanno già ribattezzata come la "nuova Rackete". Lei, invece, si limita a dirsi "un'antifascista". Tanto le basta per descriversi e per descrivere la sua missione. Perché la lotta antifascista, nel suo credo politico, viene sempre prima, anche in mare. L'azione umanitaria è solo una conseguenza. Un impegno che si è radicalizzato sempre di più una volta lasciata l'università, dove ha studiato biologia marina.
Dopo anni passati a lavorare con l'organizzazione Sea Shepherd e a proteggere in giro per il mondo la fauna marina, ha deciso quindi di mettersi al timone e fare la spola dal Nord Africa alle coste italiane per traghettare centinaia di clandestini. E continuerà a farlo, anche a costo di infrangere la legge.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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