"Così Gualtieri censura i nostri manifesti sul gender a scuola"

Toni Brandi di Provita&Famiglia: Il sindaco di Roma Gualtieri è ostaggio delle lobby arcobaleno, protestiamo in Toscana contro la cultura della morte. La Consulta tuteli la famiglia naturale dagli attacchi del Parlamento europeo

"Così Gualtieri censura i nostri manifesti sul gender a scuola"
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Dire padre e madre è «irragionevole e discriminatorio», chi combatte l’ideologia gender nelle scuole viene censurato. Non è un momento felice per chi difende i valori della vita e della famiglia come Antonio Brandi, presidente di Pro Vita&Famiglia onlus, che si è visto revocare l’ok per i suoi manifesti sulla libertà educativa dei genitori e contro i progetti Lgbt, apparsi lo scorso 8 aprile in tutta Roma. Colpevoli di raccontare la verità, con tre adolescenti in età scolastica che riportavano testimonianze reali: «Oggi a scuola un attivista LGBT ha spiegato come cambiare sesso»/«Oggi ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo»/«La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine». Slogan e manifesti durate poche ore prima della mannaia della censura politica di Roma Capitale e del solito, vigliacco vandalismo.

«La richiesta del Comune di rimuoverli è stata motivata con argomentazioni false e ideologiche, affermando che sarebbero “segnati da stereotipi”, "offensivi delle declinazioni di identità sessuale diverse da quella tradizionale” e “contrari alle politiche di genere” del Comune», dice Brandi al Giornale, secondo cui «sono motivazioni patetiche dell’amministrazione Gualtieri che è da anni ostaggio delle lobby arcobaleno, come testimonia lo strapotere dell’Ufficio per i Diritti Lgbt guidato da Marilena Grassadonia, ex presidente di Famiglie Arcobaleno.

Sul tavolo c’è anche il tema del fine vita, su cui alcune Regioni a guida Pd come Toscana ed Emilia-Romagna promettono inquietanti accelerazioni
«Le proposte di sul suicidio medicalmente assistito presentate in molte Regioni sono disumane, come lo è il fatto che la Toscana abbia approvato tale proposta di morte, per questo il 9 aprile siamo stati davanti alla sede del Consiglio regionale toscano per protestare. Lo Stato deve curare, non uccidere e quando esso legittima la morte tradisce i più deboli. Questa legge avrà come drammatico rischio quello di spingere malati, anziani, persone sole lasciate senza cure ed assistenza a preferire la morte piuttosto che la vita».

Perché lo dice? Su quali basi?
«Lo diciamo con cognizione di causa perché in quei pochissimi paesi al mondo, solo 12 su 194, che hanno legiferato sull'eutanasia queste tragedie accadono molto spesso. In Canada, Belgio ed Olanda vengono uccisi alcolizzati, depressi, disabili, malati psichici, malati anoressici e persino persone solo stanche di vivere. I radicali spingono su casi estremi e isolati per forzare un cambiamento generale che riguarda tutti, ma le eccezioni non possono essere la regola. La morte non è libertà ma fuga dalla realtà, una scorciatoia fatale per eliminare le sofferenze. Perciò bisogna sopprimere la sofferenza e non il sofferente.

Manifestazione Pro Vita

Intanto al Parlamento europeo si discute di e gender. Ci spiega cosa sta succedendo?
«Il sì dell’Europarlamento alla Raccomandazione sul “Rafforzamento della sicurezza delle carte d’identità”, che invita gli Stati a prevedere una “X”, dunque un fantomatico terzo sesso neutro sui documenti, nega la realtà biologica per cui esistono solo i due sessi maschile e femminile e mina la sovranità dei Paesi membri (autonomi sul diritto familiare, ndr) con un’indebita e ideologica ingerenza. Confidiamo che il governo italiano respingerà con fermezza questa Raccomandazione, di per sé priva di valore giuridico vincolante».

E poi c’è la decisione della Consulta sulla carta d’identità...
«Assistiamo a una simile e pericolosa decisione proprio in Italia, da parte della Consulta, che ha sentenziato che bisogna ripristinare la dicitura “genitore” al posto di “madre” e “padre” sui documenti dei minori. Forzatura ideologica scollegata dalla realtà, che rischia di danneggiare i più indifesi perché un bambino non ha la forza di difendere il suo stesso diritto ad avere una madre e un padre».

Che ne pensa della decisione sulle adozioni per i single?
«La sentenza della Corte Costituzionale che consente a una persona single di proporsi per l’adozione di un minore in stato di abbandono all’estero rischia seriamente di alimentare l’idea di un “diritto al figlio” per tutti, una aberrazione giuridica da scongiurare in ogni modo».

È giusto dare la possibilità ai single di adottare?
«Al netto dei controlli di idoneità in capo ai Tribunali, la famiglia formata da un padre e una madre resta, sempre e comunque, il miglior contesto possibile per l’accoglienza di un bimbo che si trova in stato adottivo per aver perso il papà e la mamma e che, dunque, ha il diritto di

ritrovare un papà e una mamma. La legge italiana sulle adozioni sia nazionali che internazionali deve quindi continuare a privilegiare, nel superiore interesse del minore, le domande di adozione da parte di coppie sposate».

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