
Nell'ultima puntata di È sempre Cartabianca il tema ricorrente è stato ancora una volta, la cosiddetta guerra dei dazi. Si sono alternate posizioni diverse nello studio di Bianca Berlinguer, che hanno esposto la propria idea su quanto sta accadendo. Ma la puntata ha avuto anche altre tematiche di discussione e, come sempre accade, all'inizio della trasmissione c'è stato il contributo di Mauro Corona, che ieri sera era in diretta dalla stalla di un agriturismo. Nel suo editoriale a due voci con la conduttrice, lo scrittore ha parlato anche della decisione della Corte d'Assise di Venezia di togliere l'aggravante della crudeltà a Filippo Turetta nell'omicidio di Giulia Cecchettin perché, a detta dei giudici, le 75 coltellate inflitte alla vittima non furono "crudeltà", ma "inesperienza".
"Vorrei dire a questi giudici che la crudeltà l'aveva prodotta molto prima nei riguardi di Giulia Cecchettin. Filippo Turetta la crudeltà l'aveva praticata ancora prima di ucciderla nei confronti della povera Giulia", ha dichiarato Corona nel commentare la sentenza che ha sconvolto molti. "È apparso dai messaggi, dai tormenti che le dava, dalle oppressioni, dalle minacce addirittura. Quindi, la crudeltà l'ha prodotta anche prima di ucciderla, 76 coltellate e poi il modo come l’ha fatto spietatamente sulla strada... Se non è crudeltà quella chiedo ai giudici dove sta la crudeltà?", ha concluso lo scrittore, facendosi le domande che tutti si sono fatti quando è stata resa nota la decisione dei giudici. Tra chi ha commentato sui social la decisione della Corte d'Assise di Venezia c'è anche Anna Paola Concia, ex parlamentare del Partito democratico, che in un suo intervento di questa mattina ha provato a usare il sarcasmo per spiegare la sua incredulità: "D’altra parte scarseggiano i corsi per infliggere delle coltellate, e 75 colpi stanno lì a dimostrarlo. Uno dei diversi problemi della violenza sulle donne è la cultura dei giudici italiani".
Ma la sentenza è stata criticata a livello bipartisan. Per i giudici, come si legge nella sentenza, colpirla 75 volte non era "un modo per infierire crudelmente o per fare scempio della vittima". La Corte d'Assise, nel pronunciare il verdetto che lo aveva condannato all'ergastolo lo scorso dicembre, aveva riconosciuto l'aggravante della premeditazione, ma aveva lasciato cadere quelle della crudeltà e dello stalking.
Turetta, spiegano i giudici, "non aveva la competenza e l'esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e 'pulito', così ha continuato a colpire, con una furiosa e non mirata ripetizione dei colpi, fino a quando si è reso conto che Giulia 'non c'era più'". La domanda di Corona è ancora lì: "Se non è crudeltà quella chiedo ai giudici dove sta la crudeltà".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.