Eredità di Lady Gucci: ecco la rete che si è approfittata dei beni di Reggiani

Due patteggiamenti e 6 rinvii a giudizi per avvocati, consulenti e l'ex compagna di cella che avrebbero sfruttato il suo stato di infermità. Tra i beni una polizza da 6,6 milioni di euro

Eredità di Lady Gucci: ecco la rete che si è approfittata dei beni di Reggiani

Sono due i patteggiamenti e sei le richieste di rinvio a giudizio in seguito all'inchiesta della Procura di Milano, affidata al procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e alla pm Michela Bordieri, sulla gestione dell'eredità della vedova dell'imprenditore Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani, condannata nel 1998 a 26 anni di reclusione, come mandante dell'omicidio del marito.

Gli imputati avrebbero, infatti, approfittato dello stato di infermità della Reggiani e della madre Silvana Barbieri. Come riporta il Corriere della Sera nelle pagine milanesi, l'avvocato Maurizio Enrico Carlo Giani avrebbe indotto l'allora 90enne Barbieri a nominarlo esecutore di un testamento che disponeva un lascito di quattro milioni e lo incaricava inoltre di costituire una Fondazione, che avrebbe gestito 90 appartamenti e i relativi proventi degli affitti, di proprietà della 'Fernando e Silvana Reggiani srl'. L'avvocato Giani avrebbe, inoltre, scisso e dirottato in due società di nuova costituzione, 'Mauzia srl' e 'Soire srl', i cespiti gravati da debiti o improduttivi.

Loredana Canò, ex compagna di carcere della Reggiani, avrebbe invece indotto la vedova a "fare la guerra alle figlie", Allegra e Alessandra, in modo da poter gestire in autonomia il vitalizio percepito da Gucci e si sarebbe addirittura trasferita nella casa della Reggiani per tenere sotto controllo i rapporti con l'esterno. Inoltre la Canò avrebbe fatto pressioni per far nominare come amministratore di sostegno l'avvocato Daniele Pizzi, che avrebbe permesso e autorizzato operazioni "non nell'interesse di Reggiani bensì proprio e dei sodali". Nonostante l'avvocato Pizzi ha deciso di aderire al patteggiamento a due anni con pena sospesa, proposto dai pm, respinge ogni accusa.

Di fatto, però, Canò e Pizzi avrebbero caldeggiato la nomina del consulente finanziario Marco Chiesa, come gestore della società, in seguito alla quale sarebbe stata stipulata una polizza vita del valore di 6,6 milioni, che vede come beneficiari per un terzo la stessa Loredana Canò, per un terzo Maria Angela Stimoli, compagna del padre di Chiesa, che ha patteggiato dieci mesi, e per un terzo Marco Riva, collega d'università e testimone di nozze di Pizzi.

Tra le varie accuse imputate alla Canò, ci sarebbe anche un furto di gioielli, perpetrato a casa Reggiani nel 2017, e l'appropriazione della somma di 15 mila euro, frutto di un'intervista rilasciata da Patrizia Reggiani al canale tv Discovery+.

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