Errori, infezioni e assenteismi: il caso della malasanità in Puglia

Tanti i casi riscontrati in Puglia legati a presunte, e accertate, mancanze dei medici nella cura dei pazienti che poi ne subiscono le conseguenze

Errori, infezioni e assenteismi: il caso della malasanità in Puglia
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C'è un problema sanità in Italia ma le cronache ci riportano di un problema ancora più importante in Puglia, dove da tempo ci sono disservizi. Sarebbe sbagliato fare di tutta l'erba un fascio ma le criticità nel Servizio sanitario della regione meridionale sono numerose e, in queste settimane, due casi gravi hanno presentato il conto, salatissimo, dei risarcimenti dovuti a morti e gravissimi disagi che non ci sarebbero dovute essere se tutto fosse stato fatto secondo le regole. Tra gli episodi più eclatanti c'è quello di un uomo che per sua sfortuna inizia il proprio calvario nel 2019 quando, durante la degenza all'ospedale Perrino di Brindisi, ha contratto un'infezione batterica da Klebsiella.

Un problema che lo costringe a ben 168 giorni di ricoveri e visite negli ospedali di mezza Italia, come spiega il Quotidiano di Puglia. L'uomo era stato ricoverato per un infarto, a cui ha fatto seguito un intervento di angioplastica di routine ma qualcosa durante i suoi ricoveri in Puglia è andato male e per 5 mesi l'uomo non ha ha dovuto attraversare un calvario indicibile. Dopo un primo ricovero in terapia intensiva per l'angioplastica, sopraggiunsero delle complicazioni che costrinsero i medici a sedare e intubare l'uomo. Trascorsero due mesi, l'uomo subì una seconda angioplastica e altri ricoveri, durante i quali sopraggiunse l'infezione da Klebsiella. Questo rese necessario una tracheotomia per l'uomo, che però portò ulteriori complicazioni che sfociarono in una fistola tracheo-esofagea.

Nella sentenza di risarcimento, il giudice spiega che se fosse stata riconosciuta per tempo avrebbe evitato le gravi conseguenze alle quali è andato incontro l'uomo ma purtroppo questo non è avvenuto. Quindi è stato trasferito al policlinico di Bari e ancora, in condizioni gravissime, al policlinico di Padova. E oggi soffre di invalidità permanenti. Ancora più grave il caso del sottufficiale della Marina Militare Francesco Sebastio, morto a 59 anni dopo un primo ciclo di chemioterapia all'ospedale Vito Fazzi di Lecce. Cinque medici rischiano il processo con l'accusa a vario titolo di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, omicidio colposo e lesioni colpose.

Tutto inizia lo scorso 30 dicembre, quando Sebastio effettua la prima chemio ma le sue condizioni precipitano, viene ricoverato e pochi giorni dopo muore. Secondo la ricostruzione accusatoria, gli starebbero stati somministrati farmaci controindicati per una patologia di cui soffriva, che però è stata riscontrata solo in seguito. Il farmaco venne somministrato senza attendere gli esiti degli esami di laboratorio ma fidandosi delle parole del sottufficiale che non conosceva questa patologia. Invece, altri due medici avrebbero somministrato al paziente un anticoagulante in dosi inappropriate. C'è poi il caso del medico che risultava regolarmente in servizio nel suo ambulatorio dove, invece, non era presente.

Pare dichiarasse più ore di quelle previste da contratto per ricevere maggiori indennità e così il direttore del distretto socio-sanitario dell'Asl di Campi Salentina, Roberto Pulli, 69 anni, è finito sotto inchiesta. L'accusa è di truffa continuata e aggravata e falso ideologico in atto pubblico.

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