La Ferragni piange Matilda e piove odio dai nemici social. Ma i cani oggi sono di famiglia

La Ferragni piange Matilda e piove odio dai nemici social. Ma i cani oggi sono di famiglia
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È morta Matilda. Quando ho letto la notizia non ci potevo credere. Mi sono detto: chi cavolo è ora Matilda? Una regina? Quindi sono andato a cercare su Google: era la cagnolina di Chiara Ferragni. Allora mi sono letto tutta la storia. Infilandomi nei commenti sui social di quelli che dicono chi se ne frega (però state sui social, di cui lei è la regina, cari miei), e molti insulti sul fatto che la Ferragni abbia definito Matilda parte della famiglia, e Fedez come la loro prima bimba. Ma come, paragonare un cane a un figlio! E allora? Significa che era talmente importante che era parte della famiglia, e chi ha un cane lo sa. Chiara, ovviamente, ha fatto un post in lacrime, perché spettacolarizza tutto, è tutt’uno con Instagram, e dunque anche il lutto per Matilda è da condividere.
Volete criticarla per questo? È quello che fanno più o meno tutti. D’altra parte il successo di Chiara Ferragni è proprio l’essersi incorporata nel social, e i suoi milioni di follower, viceversa, dentro la sua vita, altrimenti lei non sarebbe Chiara Ferragni, e Chiara Ferragni è esattamente l’opposto di quello che sono io.

Sarei passato a altro, ma il punto è: leggendo i commenti dei detrattori, mi sono commosso, perché sono proprio stronzi. Perché ve la prendete con Matilda? Che vi ha fatto? «È un insulto ai tuoi figli!». Ma andate a quel paese (e non prendete mai un cane). Mi è venuto da pensare a Penelope, il nostro Labrador morto anni fa, e poi a mia figlia che chiama Ginger e Candy, le nostre due mezze chihuahua mezze non si sa cosa, le sue sorelle. Per lei lo sono, perché le ama. Certo io, a differenza della Ferragni, quando morì Penelope non dissi a mia figlia «è andata in cielo», le dissi, anche io in lacrime, «Penelope non c’è più», come Flaubert di Madame Bovary, «elle n’existait plus», la più bella frase sulla morte. Il dolore è stato straziante, come quello di Chiara per Matilda.
Puoi amare un cane o un gatto come un essere umano, e spesso più di un essere umano. Ditelo al mio amico Vittorio Feltri, che a casa ha in cornici d’argento non foto dei suoi figli, ma dei suoi gatti. Così come il mio adorato Freddie Mercury quando era in tour per i concerti si faceva passare al telefono i suoi gatti. Lo dico non essendo uno di quelli che «amano gli animali» in generale, ma esattamente come in generale non amo gli esseri umani (in ogni caso siamo animali anche noi, eh).
Amare gli animali mi sembra razzismo verso i singoli individui animali. Come essere amici dei gay in generale. Essere amanti delle persone di colore in generale. O dei bianchi in generale.

Una volta mi hanno chiesto: tra una persona e un cane che stanno affogando, chi salveresti? Ho risposto: fatemi conoscere la persona, fatemi conoscere il cane, e poi ve lo dico. Statisticamente però è più facile trovare una cattiva persona che un cattivo cane. Matilda, da quello che ho capito, era una brava persona.

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