La Germania vuole il Discobolo, il ministro Sangiuliano: "Devono passare sul mio cadavere"

L'opera, che incarnava l'ideale ariano dei nazisti, fu acquistata da Adolf Hitler nel 1938 per 5 milioni di lire. Per il capo del nazismo incarnava alla perfezione l'ideale della razza ariana

La Germania vuole il Discobolo, il ministro Sangiuliano: "Devono passare sul mio cadavere"
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Il direttore della "Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek" di Monaco di Baviera non molla la presa: la Germania pretende di riavere indietro il Discobolo Lancellotti, oggi custodito nel Museo nazionale romano di Palazzo Massimo.

La storia dell'opera

Famosa in tutto il mondo l'opera è la copia marmorea di età romana (risalente al II secolo d.C.) meglio conservata al mondo dell'originale Discobolo realizzato in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa dal celebre scultore greco Mirone di Elètuere intorno al 455 a.C. La statua, di proprietà del principe romano Lancellotti, costretto a cederla contro la sua volontà, fu venduta alla Germania nazista per volere di Benito Mussolini, nonostante la strenua resistenza opposta dall'allora ministro dell'Educazione nazionale Giuseppe Bottai: per portarsi via il capolavoro dell'arte scultorea romana, i tedeschi sborsarono 5 milioni di lire.

Adolf Hitler si innamorò a prima vista dell'opera quando fu in visita a Roma nel mese di maggio del 1938, anche per il fatto che l'uomo idealizzato riprodotto sul marmo incarnava alla perfezione l'ideale nazista della razza ariana. Dopo aver acquistato il Discobolo Lancellotti, il Führer ne fece dono, per l'appunto, alla Gliptoteca di Monaco di Baviera, dove vi rimase per appena dieci anni.

A guerra conclusa, lo storico dell'arte Rodolfo Siviero convinse il Governo Militare Alleato che il Discobolo Lancellotti, così come altri capolavori dell'arte italiana, era stato acquisito illegalmente dai nazisti grazie all'alleanza tra i due regimi. Ecco perché, nonostante l'opposizione tedesca, il 16 novembre 1948 l'opera tornò in Italia.

La controversia

Stando a quanto riportato da il Corriere, a riaccendere la polemica sarebbe stata una lettera inviata dal direttore del Museo Nazionale Romano Stéphan Verger a quello della Gliptoteca di Monaco di Baviera Florian Knauß per ottenere la restituzione della base settecentesca del Discobolo Lancellotti che si trova ancora in Germania. Richiesta rispedita al mittente da quest'ultimo, il quale ha ancora una volta chiesto invece di riavere il capolavoro dell'arte romana. "Non sono nella condizione di abbandonare la nostra rivendicazione legale di una restituzione del Discobolo al nostro museo", ha scritto il direttore della Gliptoteca di Monaco.

"La scultura venne legalmente acquistata dallo Stato Tedesco dopo essere stata offerta al Metropolitan Museum di New York, le istituzioni italiane al potere in quel momento furono d'accordo con l'esportazione", ha aggiunto."Non è stato nemmeno un 'regalo' a Adolf Hitler. Il rimpatrio in Italia ha violato la legge, secondo l’opinione legale dello stato bavarese e del nostro museo", ha concluso.

La risposta del ministro

"Devono passare sul mio cadavere", ha replicato senza troppi giri di parole il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano."L'opera deve assolutamente restare in Italia perché è patrimonio della Nazione", ha proseguito,"spero ci venga restituita la base settecentesca".

"Penso che la ministra federale della Cultura, Claudia Roth, non sappia nulla di questa storia, esono certo che la collaborazione tra Germania e Italia, già ottima in tanti campi, migliori ancora in futuro anche in quello culturale", ha concluso il ministro.

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