Il giornalista melomane patito di cavalli: "Non sono un comunista, ma lo rifarei"

Vizzardelli: "Inquietante essere fermato dagli agenti, è uno Stato parafascista"

Il giornalista melomane patito di cavalli: "Non sono un comunista, ma lo rifarei"
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Milanese, 65 anni, giornalista esperto di equitazione, Marco Vizzardelli da giovedì è il loggionista più famoso d'Italia. Intervistato da siti e agenzie, ha raccontato come la Digos gli abbia chiesto le generalità dopo che lui ha urlato alla Prima della Scala «Viva l'Italia antifascista». Ieri ha rincarato la dose: «Trovo un po' inquietante che io sia stato identificato, non può non venirmi il dubbio che siamo alla soglia di uno stato parafascista». Vizzardelli è un appassionato melomane per tradizione familiare e frequenta la Scala da quando aveva dieci anni.

Vive nel complesso residenziale di Milano San Felice, ricco centro satellite della metropoli, e segue l'opera in giro per il mondo. Giovedì sera non si dava pace per la presenza sul palco reale di Ignazio La Russa e Matteo Salvini. «Erano due presenze che mi mettevano a disagio», ha dichiarato. E sulla loro reazione alla sua uscita: «Mentre La Russa se l'è cavata dicendo di non aver sentito, Salvini ci è cascato come una pera senza sapere che alla Prima della Scala nella storia è successo ben di peggio. Mi ha reso un servizio inaspettato, la sua stessa reazione mi ha convinto che ho fatto bene e lo rifarei».

Non si aspettava, dice il 65enne, di suscitare tanto clamore. Poi continua: «Non sono un pericoloso comunista, al massimo un liberale di sinistra, ma non reggo due cose: qualsiasi vago profumo di fascismo e qualsiasi forma di razzismo. E avevo davanti due rappresentanti dello Stato come Salvini e La Russa che su entrambi questi fronti mi lasciano molto perplesso». Quella frase gli è uscita «in maniera spontanea», però «senza urlare, con calma e tranquillità». Non solo: «Dire che l'Italia è antifascista è lapalissiano oltre che costituzionale. Non mi aspettavo proprio tutto questo can can».

Dei poliziotti che gli hanno chiesto la carta d'identità dice: «Sono scoppiati a ridere e mi hanno detto la pensiamo come lei quando ho fatto notare che sarebbe stato un reato dire Viva l'Italia fascista». In un'intervista a Corriere.it Vizzardelli aggiunge altre cose su di sé. A un certo punto si è liberato del proprio televisore: «L'ho rifiutato alla prima guerra del Golfo e l'ho portato al custode di casa, a Milano San Felice. Se lo tenga, gli ho detto. Non sopportavo i commenti di Giuliano Ferrara sulla prima Guerra del golfo».

Per seguire la sua passione gira tutti i teatri, prenota i biglietti online e prende voli low cost. Come tutti i loggionisti fischia e contesta artisti e messe in scena che non approva.

Due sere fa l'ha buttata in politica: «Da giorni ero infastidito che si fosse messa di mezzo la Segre, direi che ho provato un disagio umano per la presenza inquietante di un presidente del Senato che ha il busto di Mussolini in casa».

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