Giubileo 2025, il Papa aprirà una Porta Santa in carcere

Con la Bolla di indizione viene ufficialmente indetto l’Anno Santo. Nel documento si spiega il "programma" del Giubileo

Giubileo 2025, il Papa aprirà una Porta Santa in carcere

"Propongo ai governi che nell'Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell'osservanza delle leggi". È quanto ha affermato Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025. "Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all'avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita", ha annunciato il Pontefice.

Il Giubileo del 2025 sarà, quindi, dedicato alla speranza. Speranza per un mondo devastato dalla guerra e dall’odio verso il prossimo, dalla fame, dalle ingiustizie e dalla denatalità.

"Spes non confundit", "la speranza non delude": è il titolo della Bolla per il Giubileo 2025 che richiama l'espressione di San Paolo. "La speranza cristiana non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall'amore divino. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza", è l'invito del Santo Padre.

Il Papa ha in sostanza varato quello che può essere definito come il "programma" per il Giubileo 2025. Dall'amnistia per i detenuti all'appello accorato perché sia abolita la pena di morte. Senza dimenticare altri punti come il condono del debito per i Paesi più poveri, alla proposta della creazione di un Fondo mondiale coi soldi impiegati nelle armi per combattere la fame.

Bergoglio, nella Bolla consegnata oggi 'Spes non confundit', ha reso note le azioni da intraprendere per l'Anno Santo. "Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranzà, l'auspicio. La Bolla papale si apre alla luce dell'espressione di san Paolo "Speranza che non delude" perché offre la certezza dell'amore di Dio". Sul tema dell'indulgenza c’è una chiave di lettura: "Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime".

Non solo parole ma anche azioni concrete. Il Papa, coem scritto in precedenza, ha annunciato che aprirà una Porta Santa in carcere come segno tangibile di speranza per i detenuti. "Ora - scrive il Pontefice nella Bolla - è giunto il tempo di un nuovo Giubileo, nel quale spalancare ancora la Porta Santa per offrire l'esperienza viva dell'amore di Dio, che suscita nel cuore la speranza certa della salvezza in Cristo. Nello stesso tempo, questo Anno Santo orienterà il cammino verso un'altra ricorrenza fondamentale per tutti i cristiani: nel 2033, infatti, si celebreranno i duemila anni della Redenzione compiuta attraverso la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù".

Le date

Il Pontefice, nella "certezza che questo Anno giubilare potrà essere per tutta la Chiesa un'intensa esperienza di grazia e di speranza", ha stabilito che la Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano sia aperta il 24 dicembre di quest’anno, dando così inizio al Giubileo Ordinario. La domenica successiva, 29 dicembre, "aprirò la Porta Santa della mia cattedrale di San Giovanni in Laterano, che il 9 novembre di quest'anno celebrerà i 1700 anni della dedicazione. A seguire, il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, verrà aperta la Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore. Infine, domenica 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura. Queste ultime tre Porte Sante saranno chiuse entro domenica 28 dicembre dello stesso anno".

Non solo. Perché lo stesso Francesco ha anche stabilito che il prossimo 29 dicembre, in tutte le cattedrali e concattedrali, i Vescovi diocesani celebrino la Santa Eucaristia come solenne apertura dell'Anno giubilare, secondo il rituale che verrà predisposto per l'occasione. "Il pellegrinaggio da una chiesa, scelta per la collectio, verso la cattedrale sia il segno del cammino di speranza che, illuminato dalla Parola di Dio, accomuna i credenti", ha stabilito ancora Bergoglio. "In esso- ha proseguito il Pontefice- si dia lettura di alcuni brani del Documento e si annunci al popolo l'Indulgenza Giubilare, che potrà essere ottenuta secondo le prescrizioni contenute nel medesimo Rituale per la celebrazione del Giubileo nelle Chiese particolari". L'Anno Santo, nelle Chiese particolari, terminerà domenica 28 dicembre 2025. Il Giubileo ordinario terminerà "con la chiusura della Porta Santa della Basilica papale di San Pietro in Vaticano il 6 gennaio 2026".

La pace

"Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra", ha sottolineato il Papa nella Bolla. "Immemore dei drammi del passato, l'umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza", ha proseguito il Pontefice evidenziando che si è poi chiesto cosa manca ancora a questi popoli che "già non abbiano subito? Com’è possibile che il loro grido disperato di aiuto non spinga i responsabili delle Nazioni a voler porre fine ai troppi conflitti regionali, consapevoli delle conseguenze che ne possono derivare a livello mondiale? È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte?"..

L’esigenza della pace "interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti" e, poi, prosegue: "Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura".

La denatalità

Il Papa si è soffermato anche sul delicato tema della denatalità. Il Giubileo della speranza deve portare ad un'alleanza sociale per arginare l'inverno demografico. "Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere", scrive il Pontefice. "Purtroppo- ha proseguito-, dobbiamo constatare con tristezza che in tante situazioni tale prospettiva viene a mancare. La prima conseguenza è la perdita del desiderio di trasmettere la vita". E in questo modo, "a causa dei ritmi di vita frenetici, dei timori riguardo al futuro, della mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, di modelli sociali in cui a dettare l’agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni, si assiste in vari Paesi a un preoccupante calo della natalità".

Ma, spiega ancora il Santo Padre, l’apertura alla vita "con una maternità e paternità responsabile è il progetto che il Creatore ha inscritto nel cuore e nel corpo degli uomini e delle donne, una missione che il Signore affida agli sposi e al loro amore". Per Francesco "è urgente" che, oltre all’impegno legislativo degli Stati "non venga a mancare il sostegno convinto delle comunità credenti e dell’intera comunità civile in tutte le sue componenti, perché il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro ad ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza".

"La comunità cristiana- prosegue- non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo". Il Papa ha anche evidenziato con forza che "tutti, in realtà, hanno bisogno di recuperare la gioia di vivere" perché l’essere umano non può accontentarsi "di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali" in quanto "ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti”.

L’appello per i poveri

Nella bolla c’è un altro appello ripetuto in vista dell’anno Giubilare: quello di aiutare chi ha di meno. Il Papa invoca "speranza in modo accorato per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere. Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c'è il rischio di abituarsi e rassegnarsi. Ma non possiamo distogliere lo sguardo da situazioni tanto drammatiche, che si riscontrano ormai ovunque, non soltanto in determinate aree del mondo".

Francesco evidenzia che "incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte possono essere nostre vicine di casa. Spesso non hanno un'abitazione, né il cibo adeguato per la giornata. Soffrono l'esclusione e l'indifferenza di tanti". "È scandaloso – denuncia ancora il Papa nella Bolla- che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti, i poveri siano la maggior parte miliardi di persone".

Il Pontefice evidenzia anche che oggi sono menzionati nei "dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un'appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell'attuazione concreta, rimangono frequentemente all'ultimo postò. Non dimentichiamo: i poveri, quasi sempre, sono vittime, non colpevoli".

Condonare i debiti

Creare un Fondo mondiale per eliminare la fame utilizzando il denaro che si impiega per produrre armi e il condono del debito ai Paesi più poveri. Sono questi altri "appelli per la speranza" che il Papa lancia per il Giubileo 2025. "Facendo eco alla parola antica dei profeti, il Giubileo ricorda che i beni della Terra non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti. È necessario che quanti possiedono ricchezze si facciano generosi, riconoscendo il volto dei fratelli nel bisogno", scrive Francesco. Quest’ultimo pensa in modo particolare "a coloro che mancano di acqua e di cibo: la fame è una piaga scandalosa nel corpo della nostra umanità e invita tutti a un sussulto di coscienza". Francesco rinnova l'appello affinché "con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa".

Il Papa lancia un accorato appello destinato alle Nazioni più benestanti "perché riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli". "Prima che di magnanimità - osserva Francesco- è una questione di giustizia, aggravata oggi da una nuova forma di iniquità di cui ci siamo resi consapevoli: 'C'è infatti un vero 'debito ecologico’, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all'uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi".

I migranti

Nella Bolla c’è anche un pensiero per i migranti. Il Pontefice chiede che le loro attese non vengano vanificate da "pregiudizi" e "chiusure". "Non potranno mancare segni di speranza nei riguardi dei migranti, che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie. Le loro attese non siano vanificate da pregiudizi e chiusure; l'accoglienza, che spalanca le braccia ad ognuno secondo la sua dignità, si accompagni con la responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore".

Francesco chiede che "ai tanti esuli, profughi e rifugiati, che le controverse vicende internazionali obbligano a fuggire per evitare guerre, violenze e discriminazioni" che "siano garantiti la sicurezza e l'accesso al lavoro e all'istruzione, strumenti necessari per il loro inserimento nel nuovo contesto sociale".

Poi il Pontefice lancia un appello alla comunità cristiana: "Sia sempre pronta a difendere il diritto dei più deboli. Spalanchi con generosità le porte dell'accoglienza, perché a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore. Risuoni nei cuori la Parola del Signore che, nella grande parabola del giudizio finale, ha detto: 'Ero straniero e mi avete accolto', perché 'tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me'".

Valorizzare gli anziani

Un appello il Pontefice lo lancia anche per le persone non più giovani. "Segni di speranza meritano gli anziani, che spesso sperimentano solitudine e senso di abbandono. Valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire, è un impegno per la comunità cristiana e per la società civile, chiamate a lavorare insieme per l'alleanza tra le generazioni".

Un pensiero particolare Bergoglio lo rivolge "ai nonni e alle nonne, che rappresentano la

trasmissione della fede e della saggezza di vita alle generazioni più giovani. Siano sostenuti dalla gratitudine dei figli e dall'amore dei nipoti, che trovano in loro radicamento, comprensione e incoraggiamento".

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