"Ho denunciato alcuni comportamenti" Cuno Tarfusser contro il Procuratore generale Francesca Nanni

Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser, che ha presentato una sua richiesta di revisione per la strage di Erba, racconta i motivi della sua azione contro il suo capo

"Ho denunciato alcuni comportamenti" Cuno Tarfusser contro il Procuratore generale Francesca Nanni
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"Ho denunciato alle autorità competenti alcuni comportamenti della Procuratore generale di Milano Francesca Nanni che ritengo degni di approfondimento, scoperti rileggendo e risentendo gli atti e le dichiarazioni rese dalla Nanni al Csm come testimone nel processo disciplinare a suo carico. Così il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser racconta i motivi della sua azione contro il suo capo, colpevole di aver promosso un'azione disciplinare contro di lui. La vicenda è nota: il magistrato, oggi candidato alle Europee con Azione di Carlo Calenda nella Circoscrizione Nord-Ovest, ha presentato una sua richiesta di revisione per la strage di Erba, accolta dalla Corte d'Appello ma non concordata con la Procura generale, secondo la Nanni, che rivendica la titolarità dell'azione di revisione. Il Csm le ha dato ragione, condannando Tarfusser alla censura, ma le motivazioni non sono state ancora depositate dalla sezione disciplinare, nonostante siano passati più di 90 giorni dalla decisione.

Nell'intervista per il podcast Il Grande Abbaglio curato da Edoardo Montolli e me (disponibile qui) Tarfusser - convinto che la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi sia frutto di «errori» e sia stata decisa «senza prove» - parla anche del suo rapporto con il Pg di Brescia Guido Rispoli, di cui era molto amico prima di un misterioso litigio "per motivi che adesso sarebbe troppo lungo spiegare", e di aver cercato anche un'interlocuzione con lui che rappresenta l'accusa al processo di revisione, la cui prossima e decisiva udienza si terrà il 10 luglio.

«La Procura generale di Brescia sembra non avere letto gli atti» è l'accusa di Tarfusser, che critica duramente le scelte tattiche della Procura generale bresciana che rappresenta l’accusa al processo di revisione, definendole «incaute e irragionevoli. Non mi aspettavo che Rispoli andasse personalmente in Aula a sostenere l’insostenibile. Gli ho proposto un incontro in vista dell'apertura del processo, gli ho scritto un messaggio ma questa proposta di incontro è stata declinata. Sarebbe stato perfettamente legittimo». Quanto alla sua richiesta di revisione, Tarfusser non ha cambiato idea: «Non torna nulla nelle prove a sostegno della condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi», spiega il sostituto Pg milanese, che così smonta le tre prove: «Il riconoscimento di Mario Frigerio è frutto di un continuo inculcare il nome di Olindo finché evidentemente anche lui ci ha creduto. La macchia sull’auto è ridicola, proprio perché non c’è. In un sistema anglosassone questa "cosa" non sarebbe neanche stata ammessa. Le confessioni? Non sono confessioni, ma interrogatori. Era difficilissimo, per due persone di quella caratura intellettuale bassa, opporsi a quattro pubblici ministeri, a una pressione fortissima, al limite della correttezza». Poi lancia una bomba: «Dietro le intercettazioni sparite, a quello che so io, ci sarebbe un magistrato». Si tratta dei brogliacci di alcune conversazioni tra Olindo Romano e Rosa Bazzi mai entrati a processo di cui la difesa chiede l’ammissibilità e su altre intercettazioni sparite misteriosamente, come quelle del supertestimone Mario Frigerio: «È un vulnus pazzesco di tutto il processo - dice Tarfusser - di questa mancanza di gran parte delle intercettazioni non solo non si parla, ma le si utilizza contro di loro. Dicono che loro non parlavano per quattro giorni di seguito, ma non è che non hanno mai parlato. Non funzionavano, non sappiamo cosa sia successo, ma certamente le intercettazioni non andavano». Quanto al ruolo della società Waylog, che ha avuto in affidamento alcune intercettazioni nonostante parte dei reali proprietari si nascondessero dietro l’anonimato di una fiduciaria svizzera, Tarfusser sottolinea: «La Waylog meriterebbe un’indagine a parte che nessuno ha fatto, immagino, che poi potrebbe portare a delle indagini disciplinari.

Il fatto che siano coperti da una fiduciaria svizzera lo trovo assolutamente inammissibile e intollerabile - sottolinea Tarfusser - Da quello che so io in qualche modo dietro la Waylog c’è l’ombra di qualche magistrato».

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