"I gruppi di minorenni non temono la polizia e non hanno rispetto alcuno per gli adulti"

Intervista a Andrea Olivadese, dirigente del Servizio centrale operativo della Polizia con una lunga esperienza alle spalle sui reati minorili

baby gang a Parma
baby gang a Parma
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I dati sulla microcriminalità minorile dicono che il fenomeno è lievemente in calo. Ma, a sentire quanto accade nelle periferie delle grandi città e nel centro delle cittadine di provincia (in pieno giorno), non sembra. A spiegarci il perché è Andrea Olivadese, dirigente del Servizio centrale operativo della Polizia con una lunga esperienza alle spalle sui reati minorili.

Scippi, minacce ai ragazzini per rubare scarpe firmate e catenine, centri delle città quasi presi d’assedio. Come è possibile che i dati sul microcrimine siano in miglioramento?

«C’è un problema di percezione molto diverso rispetto al passato, amplificato dai social. Quando accade qualcosa viene divulgato sui social con video che diventano virali. O perché qualche passante filma o perché sono gli stessi ragazzi a divulgare i filmati della rissa o delle minacce a qualche coetaneo».

Questo dimostra che non hanno nemmeno paura delle polizia, delle denunce?

Non hanno rispetto. Il problema è questo. Non ce l’hanno né dell’autorità, né della divisa come del resto non ce l’hanno degli insegnanti, dell’allenatore, dei genitori».

L’età dei membri delle baby gang è sempre più bassa.

«Più che di baby gang preferisco parlare di devianza giovanile. Sì, l’età è sempre più bassa ma teniamo conto che un 12enne di oggi non è come un 12enne di vent’anni fa».

Molti ragazzini italiani emulano look, atteggiamenti e aggressività dei bulli di periferia. È preoccupante?

«I genitori hanno sempre più difficoltà a controllare i loro figli. Prima sembrava più fattibile, oggi è un attimo che un ragazzino di buona famiglia si faccia sedurre dalla via malvagia, è in cerca della trasgressione e la trova in questi gruppi di giovani».

Tra i giovani c’è una normalizzazione del piccolo crimine.

«Se è così per loro, non è così per la Polizia.

Ho lavorato a lungo nella squadra mobile di Napoli e abbiamo sempre fatto investigazioni anche sul piccolo scippo, proprio per prevenire l’escalation del crimine. Sul sito della Polizia consigliamo ai giovani anche le serie tv da guardare: sul bullismo, sulle conseguenze della criminalità. È importante si rendano conto».

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